Giunta regionale, Proietti ribalta il tavolo: "Sulle deleghe decido io". Sanità in bilico, Bori fa esplodere il caso a Roma

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Corriere dell'Umbria INTERNO

Giunta regionale, tavolo ribaltato. La neo governatrice Stefania Proietti rivendica: “Sulle deleghe decido io”. Sui nomi lo schema concordato in queste settimane con il Patto avanti e gli altri partner della coalizione resta per buona parte intatto: dentro Tommaso Bori e Simona Meloni per il Pd. Idem per Thomas De Luca dei cinque stelle. Ma sulla sanità da assegnare al citato Bori e l’ambiente a De Luca, Proietti ha espresso delle inopinate riserve. (Corriere dell'Umbria)

Se ne è parlato anche su altri media

Giunta Proietti – La situazione politica in Umbria si fa sempre più complessa, con la nuova governatrice Stefania Proietti che, in un colpo di scena, rivendica il diritto di decidere sulle deleghe della giunta regionale (Umbria Journal il sito degli umbri)

E comunque gli stessi ambienti assicurano che la Giunta sarà pronta per il primo Consiglio regionale, giovedì prossimo. Impegnata anche oggi in iniziative istituzionali. (La Nuova Venezia)

Da queste colonne avevamo parlato di possibili sorprese. Ma a guardar bene le cose quello che si è consumato ieri tra i partiti e la presidente della Regione, Stefania Proietti, è un vero e proprio scontro. (LA NAZIONE)

Giunta Proietti, il summit per chiudere la giunta

Fratelli coltelli. A poco meno di venti giorni dalla vittoria elettorale in Umbria, il Pd già litiga con sé stesso. Vecchie ruggini e vecchi rancori mai realmente sopiti, ma opportunamente celati sotto il tappeto durante la campagna elettorale. (il Giornale)

La questione riguarda in particolare l'assegnazione delle deleghe. Aria di tensione tra la presidente dell'Umbria Stefania Proietti e i partiti della coalizione di centrosinistra e civici che la sostiene. (Il Piccolo)

Ieri a tutti gli eletti è arrivata la convocazione della riunione: all’ordine del giorno, come previsto, c’è l’elezione dell’ufficio di presidenza, che però come di prassi avverrà l’indomani perché nelle prime tre votazioni non sarà raggiunta la maggioranza qualificata dei quattro quinti. (ilmessaggero.it)