Trump alla Casa Bianca, sarà la fine degli Esg?

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Vita ESTERI

La fine degli Esg? Più d’uno se lo è chiesto, stamane? Che succede della lunga marcia della sostenibilità, con le sue pieghe iperboliche, per carità, pompate dalla finanza con afflato talvolta non cristallino, col brand activism del marketing strategico, con l’opportunismo modaiolo di una certa politica, che succede, dicevamo, della lunga marcia che comunque ha portato nell’ultimo quarto di secolo a qualche risultato non trascurabile in fatto di lotta al cambiamento climatico e a responsabilità sociale delle imprese? Sì perché Donald Trump non ha mai nascosto la propria contrarietà a tutto questo vasto mondo e a tutti i suoi principi, con furba faciloneria ridotto a wokismo. (Vita)

La notizia riportata su altri giornali

La vittoria del tycoon statunitense “rafforza le posizioni degli interessi” legati ai combustibili fossili, portati avanti da enti che hanno supportato Trump molto più di una figura come Elon Musk, che pure è allineato con le industrie della decarbonizzazione. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Quello che potrebbe attuare è stato chiarito più volte durante i suoi comizi ma se il nuovo Presidente americano tradurrà davvero in realtà quello che ha preannunciato, ci potrebbero essere conseguenze importanti per il settore automotive europeo. (HDmotori)

I riflessi dell’elezione di Trump sull’auto americana e su quella mondiale, nondimeno, vanno soppesati con cura. The Donald is back. (Il Fatto Quotidiano)

Una scomoda verità

Quando ieri siamo andati online con la rassegna era quasi certo, poche ore dopo è arrivata la certezza matematica. È anche il Presidente più anziano della storia del Paese, probabilmente il più estremo da tanti punti di vista. (Italia che Cambia)

Il tycoon newyorchese è il 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Una pessima notizia per la lotta ai cambiamenti climatici, ma la transizione ecologica statunitense non si fermerà. (Fanpage.it)

Era l’inizio del sodalizio fra i due, un sodalizio che nel corso della campagna elettorale si sarebbe cementato fino alla glorificazione di Musk nel discorso della vittoria mentre lo spoglio era ancora in corso (“Elon è un supergenio!”); ed era anche il ritorno di Trump sulla piattaforma da dove era stato cacciato dopo aver perso la rielezione del 2020 quando alcuni suoi sostenitori diedero l’assalto al Congresso (allora si chiamava Twitter e non era ancora di Musk). (la Repubblica)