La crisi della democrazia, il rischio di un secondo golpe e il popolo sudcoreano che non si ferma
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Min lettura "Non è possibile". Due ragazze si stringono su un telefonino, smettendo per un attimo di saltellare per difendersi dal freddo della sera di Seoul. Sul piccolo schermo, vanno in onda le immagini in diretta dei parlamentari del Partito del Potere Popolare (PPP) che se ne vanno. Dopo aver votato contro l'istituzione di una commissione d'inchiesta speciale sulla first lady Kim Keon-hee, lasciano l'aula proprio mentre l'Assemblea nazionale è chiamata a esprimersi sul destino di Yoon Suk-yeol, il presidente che ha osato imporre la prima legge marziale dell'era democratica della Corea del Sud. (Valigia Blu)
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Lo abbiamo visto dopo l’impeachment di Park Geun-hye. Diamo un anno di tempo e voteranno di nuovo per noi». (il manifesto)
Secondo quanto riferito da fonti ufficiali, Kim, che è la prima figura di alto livello arrestata nella vicenda, si trova ora ricoverato in condizioni stabili. Resta alta la tensione a Seul otto giorni dopo il fallito tentativo del presidente Yoon Sook Yeol di imporre la legge marziale (la Repubblica)
Kim si è dimesso giovedì. Il presidente Yoon Sook Yeol ha dichiarato la legge marziale il 3 dicembre e ha inviato soldati ed elicotteri in parlamento, ma è stato costretto a revocare il decreto. (La Stampa)