Ma le risorse sono sempre disponibili per i "salari" dei ministri non deputati
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Un aumento in busta paga per equiparare lo stipendio dei ministri non parlamentari a quello dei loro colleghi eletti alla Camera o al Senato. La proposta di emendamento alla manovra di Bilancio avanzata dai relatori di maggioranza ha scatenato l'ira del centrosinistra, innescando una bufera politica forse evitabile. E certo non proficua per il governo. I contenuti della bozza di modifica circolata nelle scorse ore sono infatti diventati un assist perfetto per dem e grillini, saliti sulle barricate per gridare allo scandalo. (il Giornale)
La notizia riportata su altre testate
È un’ ingiustizia, ce ne sono cinque che per un problema di regolamento guadagnano la metà dei loro colleghi. “Aumentare lo stipendio dei ministri? È un errore che ci siano cinque poveretti che guadagnano la metà dei loro colleghi. (LAPRESSE)
“La proposta di aumentare i compensi dei ministri non eletti in Parlamento per equipararla a deputati e senatori? Questa cosa andava spiegata meglio e tutto quello volete. Il valore rispetto al bilancio dello Stato è dello 0,000001 però bisognava spiegarla meglio. (Il Sole 24 ORE)
Erdogan è spregiudicato, è nella Nato ma spinge le sue milizie contro i curdi».Il regime dittatoriale di Bashar al Assad in Siria è crollato tra il 7 e l’8 dicembre 2024, dopo undici giorni di offensiva militare condotta dai ribelli sunni... (La Verità)
Roma – “Chi ha esperienza sa bene che la costruzione dei testi che incidono sul bilancio dello Stato è molto complicata, non bastano soltanto le idee. Le manovre sono così”. La deputata di FdI, Ylenja Lucaselli, è uno dei quattro relatori alla manovra. (la Repubblica)
Aumento degli stipendi ai ministri, il caso Aumento degli stipendi ai ministri, il caso (Virgilio Notizie)
A maggior ragione con un ventaglio così ampio di incompatibilità con altri incarichi, che penalizza soprattutto i ministri tecnici". "Io credo che sia una cosa di buon senso, perché non è giusto pagare un ministro meno di un altro, a parità di funzioni e responsabilità, solo perché uno non è eletto in Parlamento. (Civonline)