«Il salame compratelo il 24»: tra i lettori maggioranza di sì alle chiusure dei negozi nei festivi
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Sassari C’è chi ironizza “il salame si può acquistare il 24...” e chi rilancia: “giusto chiudere non solo nei festivi, ma anche tutte le domeniche”. Il dibattito è accesissimo tra i nostri lettori, che commentano la proposta del deputato di Fdi Silvio Giovine. Abbiamo chiesto di inviarci la loro opinione attraverso whatsapp al 349.2801429, con una mail a [email protected] o sui nostri canali social Instagram e Facebook: le risposte sono arrivate e continuano ad arrivare numerose. (La Nuova Sardegna)
Se ne è parlato anche su altre testate
In linea generale i consumatori mostrano solidarietà nei confronti dei dipendenti che lavorano nei giorni festivi e che passeranno anche Natale e Capodanno tra banconi e scaffali. (La Nuova Sardegna)
– Confcommercio sottolinea “la crescente importanza dei fatturati registrati nei punti di vendita nelle giornate domenicali e festive” per esprimere la sua posizione sulla proposta di legge di Fratelli d’Italia di chiudere le attività commerciali in almeno sei giorni festivi dell’anno: Natale e Santo Stefano, Pasqua, Primo Maggio, Ferragosto e Capodanno. (Agenzia askanews)
Intervista esclusiva all’onorevole Silvio Giovine di Fratelli d’Italia, autore della proposta di legge che va a riformare il sistema delle aperture dei punti vendita, introducendo sei giorni l’anno in cui i lavoratori potranno stare a casa. (Alimentando)
È molto perplesso Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza contro il progetto di legge, firmata da Fratelli d'Italia che stabilisce l'obbligo di tenere i negozi chiusi durante i festivi. (il Giornale)
– "La proposta di legge di Fratelli d’Italia relativa alla chiusura obbligatoria per gli esercizi commerciali in occasione di 6 ricorrenze religiose o civili a valenza nazionale (non prevista per pubblici esercizi, pasticcerie e punti vendita all’interno di aeroporti e stazioni), non è in sé negativa, ma tardiva e insufficiente". (il Resto del Carlino)
Fotogramma La questione è semplice: dopo anni di liberalizzazione totale del commercio i piccoli negozi di quartiere sono stati spazzati via, in parte per una naturale modernizzazione della distribuzione e in parte perché impossibilitati ad assicurare gli stessi orari di lavoro dei supermercati. (Avvenire)