Viva la piazza pro-Europa. Ora parliamo ai giovani
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Bella piazza quella dell’altro giorno, molto. Ma sono tornata a casa con uno strano sentimento, nemmeno tanto nuevo: quello di ritrovarmi tra un pubblico che si applaudiva da solo, e io tra loro, come in uno di quei fantasmagorici spettacoli di Gian Lorenzo Bernini di cui studiavo in archivio anni e anni fa. Una volta fece sedere il folto pubblico nel teatro del Palazzo Doria Pamphilj, parato e imbellettato, alzò il sipario e, meraviglia, di fronte ciascuno si vide riflesso, con il viso più segnato, l’occhio strabico, la bocca in un ghigno o in un disgusto, il belletto crepato. (L'HuffPost)
Ne parlano anche altre testate
Le piazze ci sono quando c’è l’urgenza, c’è il popolo, c’è il vento che fa garrire (bel verbo) le bandiere. E tutto questo c’è stato. (la Repubblica)
«Una piazza per l'Europa», a spese dei romani. (il Giornale)
«Siamo in tanti perché siamo un popolo: una parola che è stata sottratta alla democrazia e alla gentilezza»: così Michele Serra saluta “Una piazza per l’Europa”, la manifestazione lanciata dal giornalista per aprire a «una piazza che pone delle domande e cerca di dare risposta a un sentimento europeo». (Alley Oop)
"L’Università di Parma ha organizzato un pullman per studentesse, studenti e personale che desiderino partecipare alla manifestazione Una piazza per l'Europa, nata dall’appello lanciato circa due settimane fa da Michele Serra su Repubblica e prevista per sabato 15 marzo alle 15 a Roma, in piazza del Popolo": lo si legge nell'avviso "Pullman gratuito dell'Università di Parma per Roma" pubblicato sul sito dell'Università. (Liberoquotidiano.it)
Una delle note più stonate è stato l’elenco dei geni occidentali, da Socrate in giù, fino a Leopardi, che «gli altri non hanno», ha asserito Roberto Vecchioni come fosse ovvio: un primato culturale europeo su tutto il resto del mondo. (il manifesto)
Proprio in tempi in cui i giovani soffrono di indifferenza e sfiducia nel futuro è importante dare un esempio di partecipazione e volontà di esserci come corpo sociale e come intesa solidale. La piazza ha parlato ed è sempre un segno di democrazia la parola della piazza. (Corriere della Sera)