il triennio giacobino 1974-1976 e la fine della grande ambizione
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La grande ambizione è stata quella, indissolubile dal bene collettivo (Gramsci), di cambiare profondamente la società italiana avviandola verso una dimensione di riforme democratiche e socialiste, tutelando ogni libertà, eccetto quella di sfruttare gli esseri umani. Con una postilla: sotto lombrello della Nato. La grande ambizione, in cui almeno un italiano su tre ha creduto nel triennio 1974-1976, aveva la voce di Enrico Berlinguer, amatissimo leader del più grande partito comunista occidentale, intenzionato a marcare le proprie distanze dal totalitarismo sovietico (non a caso in Bulgaria subì un attentato che poteva essere fatale). (MYmovies.it)
Se ne è parlato anche su altre testate
Sei a Bologna, sei il più vicino, ma scrive Miriam». Quarant’anni dopo è giusto chiedersi, come Alessandro Manzoni ne Il cinque maggio: «Fu vera gloria?». (Panorama)
A un anno dalla scomparsa di Luigi Berlinguer, la Camera dei Deputati ha ospitato la proiezione del docufilm di Francesco Cordio “Luigi Berlinguer: una vita di bolina”. L’evento, introdotto dall’onorevole Irene Manzi, ha voluto ricordare la figura dell’ex Ministro della Pubblica Istruzione, sottolineandone la passione per la scuola e l’impegno per una democrazia esigente e una società più giusta. (Orizzonte Scuola)
Riceviamo e pubblichiamo (CatanzaroInforma)
Ritratto di un leader. Non nell’accezione distorta che ha trionfato negli ultimi decenni. Ritratto di un leader che non “comanda”, ma ascolta, si confronta e produce sintesi politica. In tempi molto difficili, i più difficili della storia repubblicana. (articolo21)
Leggi tutta la notizia In questa frase,... (Virgilio)
È per questo che la sezione bellunese del Partito Democratico ha ideato una particolare iniziativa per far conoscere Enrico Berlinguer - nel quarantennale della sua morte -… Ed è una frase che tanti ragazzi, nati dopo la morte dello storico segretario del Partito Comunista Italiano, non saprebbero completare. (La Stampa)