Il riserbo della famiglia di Cecilia Sala: «Grazie per l'attenzione». Migliaia di messaggi social
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Decimo giorno di cella d’isolamento a Teheran. Non sappiamo se Cecilia Sala abbia un orologio con sé, oppure un libro o un foglio e una penna con cui scrivere. Magari appuntare pensieri e sensazioni di questi giorni assurdi, senza libertà, in uno dei carceri più famosi e famigerati al mondo, quello di Evin. Nessuna grande notizia rispetto a ieri sulla sua — possibile — scarcerazione. Solo attesa, preoccupazione e speranza di rivederla al più presto. (Corriere della Sera)
Se ne è parlato anche su altri media
“Crediamo che non si debba stare in silenzio di fronte ad un arresto illegittimo di una nostra concittadina che stava facendo il proprio lavoro, cioè dare informazioni a tutti noi su cosa succede in Iran, dove il regime calpesta i diritti dei cittadini iraniani e in particolare delle donne iraniane e siamo qui a dirlo”. (LAPRESSE)
Speriamo vivamente che la giornalista venga presto liberata e possa tornare in Italia sana e salva. Il caso comunque ci permette di svolgere alcune considerazioni, probabilmente controvento anche in questo caso. (Il Giornale d'Italia)
La mascherina per coprire gli occhi, così da impedire la “tortura bianca”: nella cella del carcere di Evin dove è rinchiusa Cecilia Sala è impossibile distinguere il giorno e la notte, perché non è mai buio, un faro è puntato 24 ore sulla sua testa. (la Repubblica)
Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani su Rete 4 sul caso di Cecilia Sala. "I tempi sono quelli che sono, ma abbiamo notato una certa disponibilità soprattutto per quello che riguarda il trattamento di Cecilia. (La Stampa)
Milano, 29 dic. - Il governo, tramite il viceministro agli Esteri Cirielli, si dice "cautamente ottimista" per la scarcerazione di Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran e detenuta nella prigione di Evin, a Teheran, senza che siano state formalizzate accuse a suo carico. (Il Sole 24 ORE)
Dallo scorso 19 dicembre la giornalista del Foglio Cecilia Sala si trova rinchiusa in una cella nella prigione di Evin, carcere simbolo della repressione politica del regime di Teheran dove vengono detenuti dissidenti iraniani e cittadini stranieri considerati ostili dagli ayatollah. (Nicola Porro)