Chi è Mohammad Abedini, l'uomo arrestato a Malpensa e l'ipotesi di scambio con Sala

Chi è Mohammad Abedini, l'uomo arrestato a Malpensa e l'ipotesi di scambio con Sala
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il Giornale INTERNO

Sull'arresto di Cecilia Sala si fanno sempre più fitte le nuvole di incognite, a partire dalle accuse a suo carico. Nelle ultime ore è spuntata l'ipotesi di una sorta di "rappresaglia" per l'arresto di un iraniano il 16 dicembre. Fermato di passaggio all'aeroporto di Milano-Malpensa il 16 dicembre, proveniente da Istanbul e diretto in Svizzera, Mohammad Abedini-Najafabadi è stato bloccato su ordine della giustizia americana (il Giornale)

Ne parlano anche altri giornali

«Cecilia Sala sta bene, è in cella d’isolamento. Lavoriamo con grande discrezione per riportarla in Italia». (Corriere Roma)

Non vuole clamore, polemiche, battaglie politiche contro gli ayatollah. ROMA – La prima preoccupazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani è di «attenersi alla massima riservatezza». (La Stampa)

«Stiamo seguendo minuto per minuto il caso di Cecilia Sala con la nostra ambasciata. Ieri c’è stato l’incontro con l’ambasciatrice che l’ha trovata in buone condizioni di salute», ha detto Antonio Tajani fuori da Palazzo Madama sulla giornalista detenuta in Iran che poi, sull’arresto dello svizzero-iraniano a Malpensa, spiega: «C’era un mandato di arresto internazionale su richiesta dell’autorità giudiziaria americana ed è stato eseguito in Italia con tutte le garanzie del caso. (Corriere TV)

Cecilia Sala e la politica iraniana degli ostaggi occidentali

Più che per le sue interviste, la giornalista sarebbe arrestata per rappresaglia. Il 16 dicembre scorso, infatti, un cittadino iraniano è stato arrestato a Malpensa, con l'accusa di aver contrabbandato tecnologia statunitense usata poi per uccidere dei soldati americani in Giordania (il Giornale)

A fine settembre, alla vigilia del secondo attacco missilistico dell’Iran su Israele, Cecilia Sala era a Tel Aviv e ai colleghi raccontava con entusiasmo di aver avuto finalmente l’approvazione dell’ambasciata iraniana per il visto giornalistico. (la Repubblica)

La prima è quella di considerare “minaccia alla sicurezza nazionale” ogni tentativo di comprendere cosa stia accadendo nel paese, di raccontarne le voci – soprattutto quelle libere – e di denunciare le violazioni dei diritti umani. (articolo21)