Dietro il veto a Meloni il panico di Scholz per la marea che sta per travolgerlo

Dietro il veto a Meloni il panico di Scholz per la marea che sta per travolgerlo
Nicola Porro INTERNO

Cosa resterà del Consiglio leuropeo del 27 giugno? Una cosa soltanto: la paura panica di Olaf Scholz. Paura per la marea di destra che sta per travolgerlo, paura di doverla pure finanziare. Paura politica La paura di Scholz per la marea di destra si è tradotta nel suo veto a coinvolgere Giorgia Meloni nei negoziati per la scelta delle cosiddette alte cariche leuropee. Ciò che non era affatto normale, visto che Lue non è uno Stato, bensì una sorta di confederazione di Stati che tutti partecipano alle decisioni e ciò, anzitutto, nella sede del Consiglio leuropeo. (Nicola Porro)

Su altri giornali

PUBBLICITÀ Il disappunto per le decisioni prese sul pacchetto dei top job era già visibile sul volto della Presidente del Consiglio prima del suo intervento in Parlamento. (Euronews Italiano)

Ma la sua posizione è stata tutt’altro che ferma: si è opposta alle candidature di Antonio Costa come presidente del Consiglio Ue e di Kaja Kallas Alto rappresentante per la Politica Estera, ma ha mostrato ambiguità su Ursula von der Leyen, astenendosi sulla sua riconferma a capo della Commissione. (Il Fatto Quotidiano)

Quando Giorgia Meloni si arrabbia perché ritiene le sia stato fatto un torto – come nel caso delle nomine europee per i cosiddetti top jobs, dove si è stretto un accordo in sua contumacia, nonostante sia la leader uscita meglio dal voto per il Parlamento di Strasburgo – lo dice chiaramente e, in tal modo, rivolge la situazione a suo favore. (Start Magazine)

Europarlamento, veti incrociati: ora von der Leyen rischia la bocciatura. La situazione (e cosa succede ora)

Il numero magico, cioè, necessario per superare indenne le forche caudine dell’Europarlamento, quando - la data da cerchiare è il 18 luglio - il suo nome per un bis alla guida della Commissione sarà messo al voto della plenaria. (ilmessaggero.it)

«Al tavolo del Consiglio europeo i leader sanno che il pragmatismo deve prevalere sull’emotività e invece Giorgia Meloni è parsa in preda all’impulsività e a un eccesso di orgoglio: anziché fare un passo verso gli altri, ha atteso invano che altri lo facessero verso di lei. (La Stampa)

La premier ha affermato che la decisione sarebbe stata presa “attorno al caminetto” tra i rappresentanti di Governo e delle forze politiche che vararono a suo tempo la prima Commissione europea diretta da Ursula von der Leyen, per la riconferma di un secondo mandato, anziché scegliere attraverso il consenso nell’ambito del Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo. (opinione.it)