Han Kang, un Nobel alla fragilità

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Con Han Kang, la poesia vince il Premio Nobel per la letteratura. Il che di per sé non sarebbe un’affermazione di qualche rilievo, data la natura e la storia del riconoscimento, se non fosse che Han Kang è una scrittrice di testi di prosa. Ma dire che con Han Kang vince la poesia, significa per me prima di tutto che vince quella che Iosif Brodskij chiamava “la scuola dell’incertezza”. In poesia, … (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Nata il 27 novembre 1970, Han Kang ha vinto il Man Booker International Prize per la narrativa nel 2016 per “La vegetariana“, un romanzo sulla discesa di una donna nella malattia mentale e l’abbandono da parte della sua famiglia. (Tecnica della Scuola)

IL PUNTO – Evaristo Beccalossi ha preso parte al Festival dello Sport di Trento, occasione nella quale ha indicato il suo pensiero in merito alle ambizioni dell’Inter di Simone Inzaghi e puntualizzato altri aspetti. (Inter-News)

Nata in Corea del Sud nel 1970, figlia e sorella di uno scrittore, Han Kang aveva esordito nel 1995 con una raccolta di racconti, ma la svolta nella sua carriera arriva nel 2016. «Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante». (la Repubblica)

Han Kang, tra il corpo e il dolore, con grazia ossessiva

Il Premio Nobel per la Letteratura 2024 è stato vinto dalla scrittrice sudcoreana Han Kang e celebra la sua intensa prosa poetica che offre riflessioni profonde sulla fragilità e la resilienza umana. Attraverso i suoi libri, Han Kang invita i lettori a esplorare il dolore e la speranza con uno sguardo intenso e poetico. (Geopop)

Il riconoscimento è andato alla scrittrice sudcoreana (si tratta di una prima volta per il paese asiatico) Han Kang “per la sua intensa prosa poetica capace di affrontare i grandi traumi della storia e mostrare la fragilità della vita umana”. (WIRED Italia)

Un lirismo discreto, misurato in immagini poetiche spiazzanti, enigmatiche, condotto da una voce dolente e indomita: sono tra gli elementi fondanti della narrativa della sudcoreana Han Kang – nota da noi soprattutto per La vegetariana (2007, Adelphi 2016) –, alla quale ieri l’Accademia di Svezia ha attribuito il premio Nobel per la letteratura: prima del suo paese a vincerlo, e raro caso in cui il riconoscimento supera i confini delle lingue parlate in occidente (negli ultimi trentacinque anni era toccato soltanto ad altri due scrittori, sempre dall’estremo oriente: il cinese Mo Yan, e il giapponese Oe Kenzaburo, mentre l’altro cinese premiato, Gao Xingjian, vive a Parigi e scrive da tempo in francese). (il manifesto)