L'effetto social svuota le urne
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C'è un grande problema in Italia: non si va più a votare. Inutile rammentare i numeri deprimenti delle ultime regionali o prodursi in raffronti con gli anni d'oro della partecipazione popolare. Prendiamo atto che gli elettori - di ogni ceto, orientamento e area geografica - non sono più interessati a scegliersi i propri rappresentanti, dal Parlamento ai Comuni più piccoli. Si convive con rappresentanti istituzionali insediati da una minoranza degnatasi di presentarsi al proprio seggio con certificato elettorale e documento di identità. (il Giornale)
La notizia riportata su altri media
E il 52,3% dell’Umbria sfigura rispetto al 64,7 di cinque anni fa. Ma i dati sull’affluenza in Emilia-Romagna e Umbria dicono che sono stati sconfitti un po’ tutti. (Corriere della Sera)
La grande stanchezza, altro che grande ambizione Fonte: Vincenzo Costa (Arianna Editrice)
E siamo ancora qua, è successo anche questa volta: dopo un turno elettorale in cui l’astensione è stata il primo partito, i politici hanno liquidato la fuga dalle urne come una questione su cui “riflettere”. (Il Fatto Quotidiano)
Nelle pieghe esiste la congiuntura locale, in Emilia-Romagna nonostante le polemiche e il tentativo di strumentalizzare la catastrofe ambientale occorsa qualche settimana prima dal voto il governo erede della tradizionale cultura della sinistra ha retto e il maggiore partito che la esprime, il Pd, ha dilagato rappresentando quasi la metà dell’elettorato che si è recato alle urne. (L'HuffPost)
Inizia così l’analisi delle Regionali svolta dall’Istituto Cattaneo e pubblicata il 19 novembre. «L’unica fase nella quale è apparso che la Regione potesse essere contendibile è stata nel 2019-2020 — spiega il professor Salvatore Vassallo, direttore del Cattaneo — fase caratterizzata dal grande successo della Lega “salviniana”, che aveva incorporato anche un po’ di elettori 5 Stelle e altro elettorato poi disperso, oltre ad essere defluito in Fratelli d’Italia. (Corriere della Sera)
In Emilia Romagna ha votato il 46,4% degli aventi diritto, in Umbria il 52,3%. Sono dati che confermano la tendenza ormai in atto. Ormai la “politica” deve fare i conti solo con metà della società, l’altra metà l’ha liquidata come opzione non meritoria di attenzione né di voto. (Contropiano)