Ucraina, il 20% del territorio è controllato dai russi. Dal Donbas a Kharkiv, cosa rischia di perdere Kiev?
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La guerra in Ucraina si gioca ormai non solo sul campo di battaglia, ma anche ai tavoli della diplomazia. E se i cannoni parlano con il fuoco, i negoziatori misurano le parole con il righello della strategia. Martedì 11 marzo, a Riad, Ucraina e Stati Uniti si siederanno attorno a un tavolo per discutere la pace, ma non sarà un pranzo di gala. L'incontro arriva dopo settimane di tensioni tra Kiev e Washington, con la Casa Bianca sempre meno incline a sostenere a oltranza la resistenza ucraina. (ilmessaggero.it)
Ne parlano anche altri media
Sarebbe un bel guaio per noi europei se Putin alla fine riuscisse a mettere le mani sull’Ucraina. Ma anche per il semplice fatto che oggi l’esercito ucraino è il meglio addestrato e rodato tra la forze armate europee. (Corriere della Sera)
La recente visita di Zelensky ha sollevato più domande che risposte, mettendo in evidenza un atteggiamento che sembra lontano dall’aprire spiragli concreti per un negoziato. Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero, ha provato a ricostruire quanto accaduto nelle ultime settimana, giungendo a delle conclusioni che non approvano l’approccio e l’operato del leader ucraino, che sembra ancora legato alla logica di guerra: «Un dettaglio significativo è stata l’assenza di riconoscenza per il sostegno ricevuto dagli Stati Uniti, un gesto che ha lasciato perplessi molti osservatori. (LaC news24)
Dua Lipa è una delle cantanti più amate in tutto il mondo: solo su Instagram si contano diverse decine di milioni di follower innamorati della sua musica. Accanto a essi un disco dal vivo e uno di remix, e tanti singoli. (DireDonna)
Testuale: l’ex presidente americano, idolo di tutti i progressismi, venne insignito del riconoscimento “per i suoi straordinari sforzi volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”. (Nicola Porro)
La tua fede è cieca, sei un esaltato. L’Europa pare stia sprofondando in un delirio bellicista senza precedenti. Negli ultimi tre anni il sostegno all’Ucraina si è sistematicamente tradotto in una intollente ed isterica avversione per ogni pensiero contrario al mantra ripetuto da tutti i media dominanti: tutti i torti stanno da una parte, “c’è un aggressore e un aggredito” (curiosamente diventato poco popolare quando si parla dei palestinesi), invocare la pace è sbagliato e vile, e la sola soluzione per il conflitto è una vittoria militare di Kiev tramite un massiccio sostegno di invio di armi. (La Fionda)