"Uomo fragile e vulnerabile": così la difesa di Impagnatiello vìola la dignità di Giulia Tramontano
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In aula gli avvocati difensori hanno definito Alessandro Impagnatiello come un uomo fragile, estremamente vulnerabile e in balia di se stesso. Quando si è trovato con le spalle al muro ha scelto quello che era per lui il male minore. Ovvero uccidere la compagna Giulia Tramontano. (Fanpage.it)
Su altre fonti
«Un uomo fragile e misero» che in un raptus uccide la donna che aveva scoperto il suo tradimento, dice la difesa chiedendo clemenza ed una pena detentiva inferiore all’ergastolo. (Corriere Milano)
E' prevista il prossimo 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la sentenza per l'omicidio di Giulia Tramontano uccisa con 37 coltellate dall'ex compagno Alessandro Impagnatiello. (Civonline)
Per lui potrebbe arrivare la condanna all'ergastolo, come è stato chiesto dalla Procura di Milano, con anche 18 mesi di isolamento diurno, al termine di una requisitoria durata circa due ore e presentata come un vero e proprio «viaggio nell'orrore». (leggo.it)
Giornata importante in merito al processo su Alessandro Impagnatiello. Il 27 maggio 2023 Impagnatiello ha "semplicemente cambiato la strategia in un progetto già premeditato, cominciato con l'avvelenamento di Giulia e Tiago dal dicembre 2022 e, dopo l'incontro tra lei e l'altra ragazza, lui ha colto l'occasione al volo e come un giocatore di scacchi ha fatto l'ultima mossa". (Il Giornale d'Italia)
L’immagine dell’abbraccio in aula con la mamma di Giulia è già diventato un simbolo sui social della lotta alla violenza contro le donne. Le sue parole durante la requisitoria precise, taglienti, rigorose nel ricostruire il delitto di Giulia Tramontano e il delirio narcisista del suo ex compagno Alessandro Impagnatiello, sono oggi citate ad esempio da molte donne. (Corriere Milano)
Quando la presidente della Corte d’Assise rinvia la camera di consiglio all’udienza del 25 novembre, dai banchi dove siedono i familiari di Giulia si alza quasi un urlo: «No!». Perché ogni nuova udienza è un «viaggio nell’orrore». (Corriere Milano)