Renata Colorni: “Meloni voleva coprire beghe interne”

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INTERNO

Renata Colorni, figlia di Eugenio Colorni – uno dei tre intellettuali che, insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, firmarono nel 1941 il Manifesto di Ventotene – non nasconde la sua indignazione per le recenti critiche mosse da Giorgia Meloni al documento considerato tra le basi fondanti dell’idea di un’Europa unita. Con una voce ferma, ma carica di emozione, Renata ha dichiarato: “Con franchezza: non me l’aspettavo”. Le sue parole, pronunciate con tono pacato ma deciso, rivelano una profonda delusione per un attacco che, a suo avviso, nasconderebbe motivazioni interne più che ideologiche.

La premier, durante un intervento al Consiglio europeo, ha definito il Manifesto di Ventotene un “feticcio della sinistra”, accusandolo di promuovere un modello di Europa “dirigista, centralista” e dai toni “vagamente sovietici”. Una posizione che, secondo Renata Colorni, sarebbe strumentale e finalizzata a distogliere l’attenzione da questioni politiche interne. “Voleva coprire beghe interne”, ha affermato senza mezzi termini, sottolineando come il testo, lungi dall’essere un’esaltazione di regimi autoritari, rappresenti invece un’ispirazione per un’Europa federale e democratica.

A Bruxelles, intanto, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha difeso il Manifesto, definendolo “un pezzo di storia” in cui si trovano le prime tracce di un’Europa unita. Una posizione condivisa da diverse forze politiche italiane, tra cui il Partito Democratico, che ha annunciato un pellegrinaggio a Ventotene per rendere omaggio alla tomba di Altiero Spinelli. All’iniziativa hanno aderito anche Azione, +Europa e Sinistra Italiana, dimostrando come il documento continui a essere un punto di riferimento per chi crede in un’Europa solidale e integrata.

Il dossier segreto redatto dall’ufficio studi di Fratelli d’Italia, emerso nelle ultime ore, aggiunge ulteriori elementi alla polemica. Nel testo, il Manifesto viene descritto come un’opera “illiberale” che inneggerebbe a una “dittatura socialista”, contrapponendovi una visione alternativa di Europa. Una lettura che, secondo molti, distorce il significato originario del documento, nato in un contesto storico ben preciso e con l’obiettivo di superare i nazionalismi che avevano portato alla Seconda guerra mondiale