Almasri, Di Pietro "chiude il caso": "Scelta non condivisibile, ma nessun reato"
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"Ritengo che quella del governo sia una decisione politica non condivisibile, ma non un reato": a dirlo Antonio Di Pietro, ex ministro nei governi Prodi ed ex magistrato del pool di Mani Pulite, a proposito del caso Almasri, il generale libico scarcerato e rimandato in Libia. Una vicenda, questa, che ha fatto finire sotto indagine il premier Giorgia Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. (Liberoquotidiano.it)
La notizia riportata su altri giornali
«L’atto era chiaramente un atto voluto - ha rimarcato -, tutti sanno che le Procure in queste cose hanno la loro discrezionalità come dimostrato da numerosissime denunce di cittadini contro le istituzioni e su cui si è deciso di non procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati, come negli anni del Covid». (Il Sole 24 ORE)
Il ministro degli Esteri: «Anche la corte dell'Aja dovrà chiarire perché dato l'alert solo quando il libico era in Italia» (Open)
"Il problema è la scelta di un magistrato di iscrivere nel registro degli indagati del Tribunale dei ministri" la premier Giorgia Meloni, i ministri Piantedosi e Nordio e il sottosegretario Mantovano "per una vicenda dove c'era la possibilità" di fare altrimenti. (Tiscali Notizie)
Meloni ha dichiarato: "La Ripartenza ha un obiettivo totalmente condivisibile: provare a raccontare temi complessi e rappresentare quello che nel nostro Paese funziona. (Il Giornale d'Italia)
Le opposizioni: "Meloni venga a riferire in Aula" A scatenare la protesta delle opposizioni è stato il rinvio dell’informativa sul caso dei ministri Nordio e Piantedosi. (Sky Tg24 )
E forse anche la conseguenza di qualche contatto, che nessuno ufficialmente conferma, tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Ma non è difficile immaginare che dietro la consegna del più assoluto riserbo si avverta la preoccupazione di Sergio Mattarella per lo scontro sempre più aspro tra governo e magistratura: l’esatto contrario degli appelli alla pacificazione e al rispetto istituzionale che sono alla base della quotidiana moral suasion del capo dello Stato, che oggi sarà alla Scuola superiore della magistratura di Firenze. (Corriere Roma)