Imprese «in odor di mafia», record di presenze in provincia di Napoli. Allarme anche a Caserta e Salerno
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La provincia di Napoli fa registrare il record d’imprese potenzialmente controllate o collegate alla camorra e alle altre organizzazioni criminali di stampo mafioso. A rilevarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha analizzato la profondità economica del fenomeno mafioso in Italia. In tutto il paese sarebbero 150 mila le imprese nell’orbita dell’economia malavitosa: ‘ndrine, cosche e famiglie mafiose di queste 18.500 sarebbero sul territorio partenopeo, facendo di quella napoletana la provincia che guida la classifica italiana dell’infiltrazione mafiosa nell’economia. (napoli.corriere.it)
La notizia riportata su altri media
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– Milano con 15.650 società a rischio collusioni mafiose è la terza provincia italiana a più alto tasso di pervasività della criminalità organizzata. Brescia invece con 4.043 ditte in “odore di mafia“, su un tessuto economico di 104mila società totali, ha scavalcato Palermo, che è sesta. (IL GIORNO)
Nell’ultimo decennio in Italia, c’è stato un incremento record di denunce per estorsione e un aumento delle imprese a rischio di infiltrazioni mafiose. Ma la Basilicata fa eccezione, almeno riguardo al numero di estorsioni: è infatti l’unica regione del Paese dove sono addirittura in calo. (Quotidiano del Sud)
È questo il dato che emergerebbe da un'analisi dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, la Confederazione Generale... A Bari si conterebbero 3.358 aziende a rischio di infiltrazione mafiosa. (Virgilio)
È questo uno dei che emergono nella ricerca fatta dalla Cgia di Mestre sulle tracce mafiose in Veneto, mappate provincia per provincia. Un dato enorme e inquietante perché si parla di denunce dovute alle infiltrazioni mafiose di cosche e clan con radici sempre più profonde. (ilgazzettino.it)
Sono più di 8.500 le imprese venete che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso: lo sostiene un'analisi dell’Ufficio studi della Cgia dopo aver preso in esame i dati in possesso dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia, struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari di tutto il Paese centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. (ilgazzettino.it)