Il crollo dell’illusione euroatlantica

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Contropiano ESTERI

Lo scontro tra Trump e Zelensky, e per interposta persona con l’Unione Europea, ha assunto forme inaspettatamente virulente per tutti ed ha fatto emergere la vera questione che nel tempo è stata rimossa nella discussione a sinistra. Ma alla fine ha anche mostrato la natura profonda della contraddizione: quella tra interessi imperialistici divaricanti in Occidente. Dunque grande è la confusione sotto il cielo e la situazione è eccellente! Ma come interpretare questa improvvisa precipitazione nelle relazioni transatlantiche? Come collocare questa netta discontinuità dentro l’apparente egemonia e dominio mondiale euroatlantico a trazione statunitense, apparentemente irreversibile fino al Novembre scorso? Le interpretazioni che stanno fiorendo sono molteplici: dalla follia mercantilista di Trump alla influenza della “tech oligarchy” composta dagli uomini più ricchi della terra, dalla subordinazione dei gruppi dominanti dell’UE agli USA al “riscatto militare” che deve sancire l’emancipazione europea da uno Stato non più amico, ma divenuto repentinamente antidemocratico nell’arco di una campagna elettorale. (Contropiano)

Se ne è parlato anche su altre testate

Il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa ha affermato che l'Europa deve essere indipendente dagli Stati Uniti poiché il cambiamento nella strategia geopolitica americana "potrebbe non finire con Trump". (il Dolomiti)

Mentre è chiaro che sia Trump che Putin hanno un piano di lungo periodo ben chiaro a favore della crescita e stabilità delle proprie nazioni, un assetto da realpolitik, insomma, in cui la Cina avrà anche un suo ruolo, in linea con il suo status di potenza, o meglio di super potenza mondiale, il Vecchio continente non solo non lo possiede ma da segni di senilità. (Il Fatto Quotidiano)

Con gli Usa che stanno rimarcando, più di quanto già non lo fosse, il proprio nazionalismo economico e non solo, di cui i dazi sono punta di un iceberg, sembra che l’Unione europea si stia attrezzando per altrettanta risposta: la Commissione vorrebbe rivedere le proprie norme che regolano gli appalti pubblici, sì da introdurre una qualche attrazione europea (“Buy European”). (Aduc)

L’Europa ai margini reagisce di pancia e ricade negli errori del passato

E così Trump è all’opera, indefessamente, su tutti i fronti. Le minacce, i ricatti e il modello del “do ut des” a suon di sanzioni, dazi e ultimatum sono pane quotidiano alla Casa Bianca. (Il Fatto Quotidiano)

(Adnkronos) – “Sono gli Stati Uniti, sempre loro, il grande spartiacque della politica italiana (ed europea). Laddove un tempo niente affatto lontano esso pareva invece segnato dagli eccessi di una premura che stava quasi a ridosso dell’imperialismo (e per qualcuno anche oltre). (CremonaOggi)

A lungo termine l’Europa sarà più forte. La tendenza all’integrazione non si potrà arrestare, né diminuirà la pressione degli Stati Uniti sul fronte dei rapporti politici transatlantici, perché ne siano cambiati, più o meno sostanzialmente, gli equilibri consolidati nel corso dei 70 anni che ci dividono dalla fine della seconda guerra mondiale. (Il Domani d'Italia)