Il governo chiede toni bassi Tajani: “Sala sta bene ora lavoriamo in silenzio”
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ROMA – La prima preoccupazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani è di «attenersi alla massima riservatezza». Non vuole clamore, polemiche, battaglie politiche contro gli ayatollah. Sa che rischiano di trasformarsi nel primo nemico delle trattative diplomatiche in corso per riportare in Italia la giornalista del Foglio, Cecilia Sala, che dal 19 dicembre scorso è detenuta in Iran. Con lo ste… (La Stampa)
Su altri media
A fine settembre, alla vigilia del secondo attacco missilistico dell’Iran su Israele, Cecilia Sala era a Tel Aviv e ai colleghi raccontava con entusiasmo di aver avuto finalmente l’approvazione dell’ambasciata iraniana per il visto giornalistico. (la Repubblica)
Rinchiusa nel carcere di Evin, a Teheran, quello riservato agli oppositori del regime, quando la sola “colpa” che aveva era quello di aver svolto il suo mestiere: la giornalista. Le sono state concesse soltanto due telefonate a casa, una ai genitori, l’alt… (la Repubblica)
Oltre ai vari esponenti politici, ad esprimersi è stato anche Patrick Zaki, attivista egiziano per i diritti umani che ha studiato all'Università di Bologna, che ha voluto condividere un messaggio sul proprio profilo X: "Tutta la solidarietà alla giornalista italiana Cecilia Sala dopo il suo arresto da parte del regime iraniano. (Adnkronos)
Le autorità iraniane hanno arrestato la reporter italiana Cecilia Sala. Più che per le sue interviste, la giornalista sarebbe arrestata per rappresaglia. (il Giornale)
«Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità Iraniane, tutto il Governo, in primis il Presidente Giorgia Meloni ed il Ministro Tajani, si è mosso per farla liberare». (Il Sole 24 ORE)
Quando ieri mattina è stata diffusa la notizia del suo arresto, la reporter di Chora Media e del Foglio Cecilia Sala si trovava già da otto giorni in isolamento nel temibile carcere di Evin, l’”università” come lo chiamano gli oppositori, perché là dentro, nella fortezza sulle alture al nord di Teheran, la Repubblica islamica rinchiude da decenni intellettuali, scrittori, studenti, registi come J… (La Stampa)