Rebecca Horn, il corpo è una macchina immaginifica

Rebecca Horn, il corpo è una macchina immaginifica
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo

Piume, maschere e appendici protesiche, oggetti mutanti, sculture aeree, alchimie di un corpo esteso, architettato in balsa e tessuto (legato strettamente ai raccordi con la letteratura, con la filosofia e con i padri del cinema) racchiudono la fenomenologia del sentire che Rebecca Horn (Michelstadt, 1944-2024), sublime e famosissima artista liminale, ci ha lasciato in dono. Un patrimonio visuale macchinoso, che nessun altro artista è riuscito a inseguire e a far collimare con il proprio. (il manifesto)

La notizia riportata su altre testate

Vivendo ad Amburgo fino al 1971, Horn lavorò principalmente come artista performativa, incorporando le sue sculture corporee in azioni. Rebecca Horn è stata una delle grandi artiste del Novecento, viveva tra Berlino e Parigi, la sua ultima mostra è ancora in corso, a Monaco: https://www. (ArtsLife)

Con le sue opere versatili nei media del cinema, della scultura, della performance, dell'installazione e della scultura, l'arte di Horn ruotava spesso intorno alla vitalizzazione degli oggetti, che diventavano una controparte uguale e talvolta imprevedibile per lo spettatore. (ROMA on line)

Mentre è attualmente in corso la retrospettiva a lei dedicata presso la Haus der Kunst di Monaco (fino al 30 ottobre), si apprende della morte di Rebecca Horn (Michelstadt, 24 marzo 1944 – 6 settembre 2024). (Il giornale dell'Arte)

L’addio a Rebecca Horn, l’artista che ha reso poetiche sculture e installazioni

Esponente della scena artistica femminista legata alla body art già dagli Anni Sessanta, Rebecca Horn muore il 6 settembre 2024 a 80 anni. Nel corso della sua lunga carriera ha esplorato i confini dello spazio attraverso le estensioni corporali costituite da lunghe protesi e sculture, conferendo all’artista un’aspetto surreale che prendeva vita attraverso la performance. (Artribune)

Perché uno sciamano talvolta si infligge dolore? Perché il dolore ti porta da qualche altra parte. Per alcune persone, questa è u… (la Repubblica)

Non posso “imporre” agli altri le mie sensazioni: i lavori che realizzo suscitano in ciascuno sentimenti diversi, indifferenza, partecipazione, addirittura repulsione. «Le mie opere sono concepite per il pubblico, ed è il pubblico che deve decidere se siano emozionanti o meno. (La Stampa)