Csc, Sergio Castellitto lascia. Il ministro Giuli: «Dimissioni irrevocabili»

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Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, comunica di aver ricevuto le dimissioni irrevocabili del presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Sergio Castellitto. A tal proposito dichiara: «Accolgo con rammarico le dimissioni di Sergio Castellitto dalla presidenza della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, esprimendo gratitudine e stima al presidente uscente. L’attività del Csc proseguirà in continuità col lavoro intrapreso dal Consiglio di amministrazione già presieduto da Sergio Castellitto». (Il Sole 24 ORE)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Dopo la diffusione della notizia, sono seguite le dichiarazioni del ministro: "Accolgo con rammarico le dimissioni di Sergio Castellitto dalla presidenza della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, esprimendo gratitudine e stima al presidente uscente. (Movieplayer)

"È una decisione che meditavo da tempo – ha dichiarato ieri Castellitto, nella lettera rivolta agli studenti e a tutto il personale del CSC in cui ha motivato le ragioni delle sue dimissioni –. È durata meno di un anno la presidenza di Sergio Castellitto al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Pupi Avati, lei è nel cda della Fondazione del centro sperimentale, e lei aveva suggerito il nome di Sergio Castellitto. (la Repubblica)

Sergio Castellitto si è dimesso dal Centro sperimentale di cinematografia

I consiglieri di amministrazione di via Tuscolana a Roma - Pupi Avati, Mauro Campiotti, Giancarlo Giannini, Vincenzo Mannino, Cristiana Massaro e Andrea Minuz - hanno voluto scrivere una lettera al loro ex presidente in cui manifestano «il nostro giusto riconoscimento per l'impegno costante che hai profuso nello svolgimento della tua funzione». (il Giornale)

ROMA — «Dimissioni irrevocabili». Finisce così la breve era di Sergio Castellitto alla guida del Centro sperimentale di cinematografia. Dove il governo Meloni lo volle insediare, 13 mesi fa, cambiando nottetempo la legge che consentiva di far decadere d’emblée l’intero consiglio d’amministrazione nominato un paio d’anni prima dal ministro dem alla Cultura Dario Franceschini. (la Repubblica)

Castellitto ha confermato la notizia scrivendo una lettera in cui parla di una “decisione che meditavo da tempo”. Stando a fonti del Fatto in realtà Castellitto, che svolgeva l’incarico a titolo gratuito, è stato sentito lunedì dagli ispettori inviati dal Ministero dopo cinque interrogazioni parlamentari che chiedevano chiarimenti sulla gestione del Csc, in particolare su 17 contratti non rinnovati, sul licenziamento di un dirigente che si era adoperato per non lasciarli a casa, poi sull’incendio dell’8 di giugno, poi sulle spese come la consulenza alla moglie Margaret Mazzantini (4mila euro) per un convegno, l’incarico per le relazioni istituzionali ad Angelo Tumminelli che riportò sulle scene Castellitto proprio con un testo della Mazzantini. (Il Fatto Quotidiano)