“Così più spazi di espressione. In Ue si è andati oltre: il compito spetta ai giudici”

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Il Fatto Quotidiano ECONOMIA

Il dietrofront di Meta sulla libertà di espressione si spiega con l’effetto Trump-Musk ma anche con la fine dell’aggressività dell’amministrazione dem sul controllo della disinformazione e con la necessità di un appoggio politico contro i regolamenti Ue sempre più stringenti. Per Bruxelles sarà ora difficile imporsi. Ne parliamo con Benedetto Ponti, che insegna Diritto dei … (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altri giornali

Il gigante dei social media annuncia una significativa riduzione delle sue politiche di moderazione dei contenuti. Prevista anche l'eliminazione dei limiti di espressione su alcune tematiche come l'immigrazione. (Sky Tg24 )

In un post pubblicato sul blog aziendale per annunciare la novità, il nuovo responsabile degli affari globali di Meta Joel Kaplan ha dichiarato che la decisione – che inizialmente interesserà solo gli Stati Uniti – è stata presa per consentire di discutere apertamente un maggior numero di argomenti sulle piattaforme della società. (WIRED Italia)

In molti hanno letto la decisione di Meta di modificare e ridimensionare le sue politiche di moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram, chiudendo il programma di fact-checking e ai sistemi di moderazione automatica, proprio come un tentativo di ingraziarsi Trump. (Liberoquotidiano.it)

Mr. Facebook copia Elon e sposa Trump

Il patron di Meta sceglie dunque di seguire la via di Twitter o X che dir si voglia di Elon Musk, social sul quale, come è noto, non esiste di fatto la censura ed è ancora possibile parlare liberamente. (Il Giornale d'Italia)

Sarà anche vero, è senz'altro vero che l'ineffabile mr Zuckerberg si è riconvertito al nuovo vento americano, ma stante la regola aurea del capitalismo, “se gli affari non crescono, diminuiscono”, la storia va raccontata per quella che è: i leggendari fact checker con compito di scovare le bufale, che invece fabbricavano, non servivano più, erano imbarazzanti, controproducenti e il capo di Meta, questa fabbrica di censure su scala globale, se n'è sbarazzato come di una cattiva abitudine affidando a un suo portaborse, Joel Kaplan, il lavoro sporco con cui far fuori quelli che facevano il lavoro sporco. (Il Giornale d'Italia)

Sono tutti progressisti col social degli altri. Basta restrizioni al libero pensiero sui suoi social network, Facebook, Instagram e Threads, basta fact-checkers che mettono al bando le notizie false e in più la promessa di lavorare insieme al presidente eletto Donald Trump e anche accuse all'unione europea e all'amministrazione Biden. (il Giornale)