Sequestro Gancia, chi sono i tre brigatisti a processo Azzolini, Curcio e Moretti
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Quarantotto anni dopo c’è un nome che è qualcosa in più di una supposizione. Quarantotto anni dopo, l’ex brigatista rosso Lauro Azzolini entra di nuovo nell’inchiesta sul sequestro dell’allora re dello spumante, Vittorio Vallarino Gancia. Ci torna come indagato, non per il sequestro, ma per quel che accadde il giorno dopo il «primo rapimento politico» delle Br: l’uccisione dell’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso, il ferimento in modo gravissimo dell’allora tenente dell’Arma Umberto Rocca (La Stampa)
Ne parlano anche altre testate
Era stato prosciolto in istruttoria nel 1987, ma quel provvedimento era stato revocato dopo le nuove indagini sulla sparatoria di Cascina Spiotta (5 giugno 1975, Alessandria) quando a terra uccisi rimasero un appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e Mara Cagol, moglie di Renato Curcio. (Il Fatto Quotidiano)
Tre elementi in comune: terroristi, sono stati fra i fondatori delle Brigate Rosse; mai si sono dissociati né pentiti; dopodiché martedì 11 marzo sono attesi in Corte d’Assise ad Alessandria alla seconda udienza per il processo sul cold case delle stesse Br, ovvero l’uccisione del maresciallo Giovanni D’Alfonso il 5 giugno 1975, quasi cinquant’anni fa, nella furibonda sparatoria alla cascina Spiotta in località Arzello, frazione del piccolo paese Melazzo. (Corriere Milano)
È l’unico ad essere stato finora condannato per quel rapimento, e compare nella lista dei testimoni della Procura per rispondere “in merito al sequestro di Vittorio Vallarino Gancia, ai partecipanti e all’identità dei “carcerieri“ del rapito”. (IL GIORNO)
Tra i carabinieri arrivati nel giugno 1975 a liberare l'industriale Vallarino Gancia, sequestrato pochi giorni prima dalle nascenti Br, e i terroristi che custodivano l'ostaggio in un casale nelle campagne di Alessandria si scatenò un conflitto a fuoco al termine del quale rimasero sul terreno morti un sottufficiale dell'Arma e Margherita Cagol, fondatrice delle Brigate rosse insieme al marito Renato Curcio; un ufficiale dei carabinieri rimase mutilato. (il Giornale)