Ricordando la strage di via D'Amelio: 32 anni dopo, la ricerca della verità continua

Il 19 luglio è una data che rimane impressa nella memoria degli italiani. Trentadue anni fa, in via D'Amelio a Palermo, un'esplosione maledetta ha aperto una ferita ancora sanguinante e lacerante nel cuore del paese.

Il 19 luglio 1992, alle ore 16:58, una Fiat 126 esplodeva in via D'Amelio, a Capaci. L'esplosione ha ucciso il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Questo tragico evento è stato perpetrato dalla mafia, ma Borsellino sapeva che sarebbe stato ucciso solo quando altri lo avrebbero permesso.

Le parole di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica, riflettono il profondo sconforto del paese. Mattarella ha sottolineato l'importanza di cercare la verità, non solo per i familiari di Paolo Borsellino e degli agenti uccisi, ma per l'intera nazione.

Ogni anno, il 19 luglio diventa un momento di riflessione e di ricordo. Quest'anno, il Ministero per lo sport e la gioventù e il "Centro Rita e Paolo Borsellino" hanno organizzato un convegno a Palermo intitolato "Legalità è libertà". L'evento ha avuto luogo il 18 e 19 luglio, in memoria della strage di via D'Amelio.

In occasione del 32esimo anniversario della strage, la Regione Lombardia ha voluto rendere omaggio alle vittime illuminando di rosso il belvedere di Palazzo Lombardia. Sulla facciata di Palazzo Pirelli è comparsa la data '19 -7-92', un gesto simbolico per onorare e non dimenticare mai le vittime della mafia e per affermare i valori e i principi della legalità.

Nonostante siano passati 32 anni, la ricerca della verità sulla strage di via D'Amelio continua. La speranza è che un giorno si possa fare piena luce su questo tragico evento che ha segnato la storia del nostro paese. Fino ad allora, il 19 luglio rimarrà la giornata nazionale della verità, un momento per ricordare e riflettere, per non dimenticare mai.