La catena di misteri dietro l'esplosione dei cercapersone di Hezbollah

- L'esplosione simultanea di centinaia di cercapersone in Libano ha sollevato una serie di interrogativi e ipotesi che spaziano dall'Asia al Medio Oriente, passando per l'Europa. Hezbollah, il gruppo sostenuto dall'Iran, ha subito un duro colpo quando i dispositivi utilizzati dai suoi membri sono esplosi contemporaneamente, causando 18 morti e numerosi feriti, tra cui il rappresentante diplomatico iraniano a Beirut.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato un discorso per giovedì, in cui affronterà "gli ultimi sviluppi". La tempistica e la precisione dell'attacco suggeriscono una pianificazione meticolosa e una conoscenza approfondita delle operazioni interne del gruppo. Le accuse si sono subito rivolte verso l'intelligence israeliana, nota per le sue operazioni sofisticate e spesso letali contro i nemici dello Stato ebraico.

La pista asiatica porta a una fabbrica in Ungheria e a mediatori egiziani, suggerendo una rete complessa e ben organizzata. La possibilità di una manomissione tecnica dei dispositivi, forse avvenuta durante la produzione o la distribuzione, è una delle ipotesi più accreditate. Questo tipo di attacco richiede non solo competenze tecniche avanzate, ma anche una capacità di infiltrazione e manipolazione a livello internazionale.

Il Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, è spesso al centro di queste operazioni. Le sue azioni sono avvolte da un intreccio di versioni e storie, creando una confusione che serve sia come schermo di protezione sia come tattica di guerra psicologica. Gli esempi passati, come l'eliminazione del padre dell'atomica iraniana Mohsen Fakrizadeh e dell'esponente di Hamas Ismael Haniyeh, mostrano una chiara strategia di destabilizzazione attraverso operazioni chirurgiche.

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