Questa inchiesta rappresenta un contributo significativo al dibattito sulla crisi della scienza contemporanea, offrendo una riflessione profonda e documentata sulle sfide che la comunità scientifica deve affrontare per riconquistare la fiducia del pubblico e garantire che la ricerca torni a essere un motore di progresso autentico e disinteressato
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Donald Trump è un ciclone che sta travolgendo molte cose, alcune delle quali sono quelle che hanno fatto degli Stati Uniti il grande Paese che è. A renderli attrattivi per i talenti di tutto il mondo, dai tempi della fuga degli scienziati e degli intellettuali dall’Est Europa sovietizzata e dall’Europa occidentale nazifascista, a quelli più recenti degli studenti e degli scienziati più brillanti da Europa, Cina, India e da ogni parte del mondo, sono stati certo le risorse del…
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L’attacco da parte dell’amministrazione Trump alle università e alla ricerca statunitensi è un evento involutivo gravido di conseguenze negative a lungo termine a livello planetario. Gli Stati Uniti sono ad oggi il maggior motore mondiale della ricerca e costituiscono un sistema attrattivo per cervelli provenienti da tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono inoltre fonte di enormi finanziamenti, di cui beneficiano sia la ricerca domestica che collaborazioni scientifiche internazionali.
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I primi due mesi della presidenza Trump sono stati caratterizzati da una lunga serie di decisioni politiche che hanno conseguenze dirette sulla comunità scientifica, sia statunitense che internazionale. In particolare, alcuni di questi provvedimenti hanno coinvolto diverse agenzie federali, fondamentali per l’ecosistema della ricerca scientifica mondiale. Istituzioni come i National Institutes of Health (NIH), i Centers for Disease Control (CDC), la Food and Drug Administration (FDA) e la Environmental Protection…
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Il 75% degli scienziati statunitensi che hanno risposto a un sondaggio di Nature sta valutando di lasciare il paese. A partecipare all’indagine sono stati oltre 1.600 lettori e molti di loro stanno cercando opportunità in Europa e Canada. I tagli ai finanziamenti per la ricerca negli Stati Uniti, imposti dall’amministrazione Trump, hanno spinto numerosi scienziati a riconsiderare il loro futuro. Più di 1.200 intervistati, circa tre quarti del totale, stanno pensando di trasferirsi.
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Abbiamo chiesto a chi sta vivendo i tagli voluti dal governo di Washington, di raccontarci la loro esperienza. A rischio il progresso e il futuro stesso del nostro pianeta. Che ne sarà di noi è il titolo di un film generazionale di vent’anni fa (sì, avete letto bene) che vede protagonisti giovani (quasi) ventenni – da Silvio Muccino a Elio Germano, da Valeria Solarino a Violante Placido – che si interrogano sul loro futuro dopo la maturità.
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ANSA Qualcosa era già nell’aria, ma il primo annuncio di un addio eccellente ha suscitato ugualmente scalpore nella comunità accademica americana. A rompere gli indugi è stato Jason Stanley, professore di filosofia a Yale e autore del libro acclamato a livello internazionale Noi contro loro. Come funziona il fascismo, nonché tra le voci più critiche nei confronti del primo mandato di Donald Trump. Ha scelto di trasferirsi all’Università di Toronto, unendosi a due…
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Politica, economia e mercati finanziari sono in fibrillazione per le uscite di Trump e della sua squadra d’inquietanti collaboratori, che hanno e avranno ricadute immediate più o meno controllabili sul destino di molti Paesi. Un impatto letteralmente globale. La comunità scientifica s’interroga però anche sugli inesorabili effetti a cascata di medio-lungo termine che, ahinoi, continueranno ben dopo Trump.
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Forse non tutto il male viene per nuocere. Da questi primi, caotici e turbolenti mesi di presidenza Trump l’Europa sembrerebbe aver avuto anche qualche beneficio, o almeno se ne sono gettate le basi. A quanto pare gli investitori sono piuttosto spaventati dalla strada su cui si sono incamminati gli Stati Uniti. E lo sono pure gli statunitensi più facoltosi. Ciò si traduce in un ritorno di interesse per altri mercati, a cominciare dall’Europa.
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