Il mondo questa settimana: summit Nato a Washington, economia del Giappone, rapporto Onu sulla guerra nella Rdc

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Limes ESTERI

SUMMIT NATO di Federico Petroni La Nato a settantacinque anni è un’organizzazione in cerca d’autore. Gli Stati Uniti hanno da tempo chiarito di non avere i mezzi e la volontà politica di fare la guerra in Europa per non rischiare di scoprirsi in Asia. Questa realtà ha innescato la più profonda trasformazione della storia dell’alleanza. Washington vuole che i membri europei si assumano il grosso della difesa convenzionale. (Limes)

Se ne è parlato anche su altri media

La Cina viene definita nel comunicato finale un pericolo per la prosperità e la sicurezza dell’Occidente, e le si intima di abbandonare l’alleanza con la Russia: «Non può facilitare la più grande guerra europea della storia recente senza che questo abbia un impatto negativo sui suoi interessi e sulla sua reputazione». (L'Eco di Bergamo)

E uno scontro geopolitico globale fra l’Est, allargato alla Cina, e l’Ovest che ci impone la scelta già fatta nel 1949, a fianco del mondo libero. Nonostante un Occidente acciaccato, con lo Zio Sam in crisi, la democrazia che mostra la sua fragilità e le storture del politicamente corretto. (il Giornale)

(Adnkronos) – (CremonaOggi)

Nato, ecco perché la vera minaccia si trova dentro l’Alleanza

Il vertice della Nato di Washington si è concluso con un documento finale in cui i Paesi membri si impegnano ad assicurare a Kiev sostegno militare per 43 miliardi di dollari entro il 2025, e affermano che il processo di adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica è “irreversibile” senza tuttavia formulare alcun piano dettagliato per definirne tempi e modalità d’ingresso. (Analisi Difesa)

Il 75° anniversario della Nato mi stimola a ripercorrere il ruolo che l’Alleanza atlantica ha avuto per l’Italia nella Repubblica. Nel 1949, quando il governo di Alcide De Gasperi aderì al Patto atlantico, il mondo era diviso in due blocchi contrapposti che ruotavano intorno agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. (L'HuffPost)

Ma, chiunque vinca le prossime elezioni Usa, la priorità americana non sarà l’Europa. Tanto più se alla Casa Bianca tornerà Trump (24+)