È morto Cesare Ragazzi, l’amico Malagoli: “Un vero genio degli affari, i capelli erano il suo pensiero fisso”
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– È morto venerdì sera nella sua casa di Bazzano (Bologna) per un malore improvviso Cesare Ragazzi, il noto imprenditore e personaggio televisivo diventato famoso dagli anni Settanta per l’invenzione e la promozione pubblicitaria diretta della sua “idea meravigliosa”: ovvero quella di una ‘protesi tricologica’ (una parrucca) che definiva con l’acronimo ‘Cnc’ (Capelli naturali a contatto), applicata direttamente sul cuoio capelluto attraverso un apposito nastro adesivo. (il Resto del Carlino)
Ne parlano anche altri giornali
Di Massimo Pandolfi Guai a definirlo un imbonitore tivù. Peggio ancora paragonarlo a Guido Angeli, Wanna Marchi, il ‘baffo’ Roberto da Crema o a Giorgio Mastrota: si infuriava. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
«Se n’è andato senza avere nessuna recriminazione, perché fino alla fine ha sempre fatto di tutto, senza mai pestare i piedi a nessuno e con umilità». È il ricordo commosso di Nicola Ragazzi, uno dei tre figli di Cesare, che venerdì 27 dicembre pomeriggio, dopo una breve fulminante malattia, ha visto volere via il padre 83enne, nella sua casa di Bazzano (Corriere della Sera)
Addio al primo pubblicitario di una soluzione anti-calvizie personalizzata morto per un malore improvviso, nella serata del 27 dicembre, a Bologna, all’età di 83 anni. Negli anni 80 pubblicizzava un metodo per il trapianto di capelli in grado di superare la calvizie. (Agenzia askanews)
«Ha fatto sempre di tutto fino alla fine, senza mai pestare i piedi a nessuno e con umiltà». Nicola, intervistato dal Corriere della Sera, ha raccontato alcuni aspetti caratteriali del papà Cesare e ha rivelato che, tra i suoi clienti, c'erano numerosi vip, di cui in pochi hanno ammesso nella loro vita di aver avuto problemi di calvizie. (leggo.it)
Bologna – il tempo in cui Milano era da bere, il colore sempre vivo, i cuori di panna, le camicie coi baffi, i mulini bianchi, gli uomini non dovevano chiedere mai, lui si mise in testa un’idea meravigliosa. (La Repubblica)
Certo, c’è un abisso fra la grande Storia e quella senza maiuscola, ben più piccola, domestica, quotidiana, sottile come un capello. Formidabili quegli anni Ottanta. (La Stampa)