Meloni inchioda Schlein: "Io sto con l'Italia, non pedissequamente con Ue o Usa"

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INTERNO

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha ribadito ancora una volta la sua posizione, ormai nota, durante il dibattito alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Una posizione che, nonostante sia stata espressa più volte, continua a suscitare domande e polemiche, soprattutto da parte dell’opposizione. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha infatti sollevato nuovamente la questione, chiedendo alla premier di chiarire se si schieri con l’Unione Europea o con gli Stati Uniti. Una domanda che, a giudicare dalle reazioni, sembra quasi voler mettere Meloni di fronte a un bivio obbligato.

“Meloni è fuggita di nuovo”, ha esordito Schlein in dichiarazione di voto, accusando la premier di essersi chiusa in un “silenzio imbarazzante” di fronte alle questioni sollevate. La leader del Pd ha poi aggiunto che la Lega, alleata di governo, avrebbe di fatto “commissariato” Meloni, sostenendo che non avrebbe il mandato per esprimersi al Consiglio Ue. Schlein ha quindi criticato l’approccio del governo sul tema della difesa europea, sottolineando che servirebbe una difesa comune e non una corsa al riarmo dei singoli Stati.

Meloni, dal canto suo, ha risposto con fermezza, ribadendo che la sua priorità è l’Italia. “Ai colleghi del Pd voglio dire che non mi sono chiare alcune cose”, ha dichiarato, aggiungendo che, sebbene tenga conto delle posizioni delle opposizioni, la sua linea è chiara: “Non seguo pedissequamente né l’Ue né gli Usa. Io sto con l’Italia”. Una frase, quest’ultima, pronunciata con enfasi, quasi a voler chiudere definitivamente la questione.

Il dibattito, tuttavia, non si è limitato a questo scambio. Il Partito Democratico, infatti, sta vivendo un momento di forte tensione interna, con due anime che sembrano sempre più distanti. Da una parte, una linea più “movimentista”, rappresentata da Schlein, che punta su un approccio critico e propositivo verso le politiche europee; dall’altra, una visione più “governista”, che guarda con maggiore pragmatismo alle dinamiche istituzionali. Una divisione che, come emerso anche dai recenti voti a Strasburgo e dai dibattiti in Parlamento, rischia di creare ulteriori fratture all’interno del partito.

Intanto, Meloni continua a mantenere una posizione che definisce “autonoma”, rifiutando di allinearsi in modo acritico a Bruxelles o a Washington. Una scelta che, se da un lato le permette di rivendicare una certa indipendenza, dall’altro la espone a critiche e pressioni, sia da parte dell’opposizione che degli alleati di governo. La Lega, in particolare, sembra voler giocare un ruolo sempre più incisivo, come dimostrano le recenti dichiarazioni che hanno messo in discussione il mandato della premier in sede europea.