Processo Bergamini, concluse le repliche: giudici in camera di consiglio

Processo Bergamini, concluse le repliche: giudici in camera di consiglio
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Sono entrati in camera di consiglio i giudici della Corte d'assise di Cosenza che devono giudicare Isabella Internò, la donna imputata di omicidio volontario in concorso con ignoti... Leggi tutta la notizia (Virgilio)

La notizia riportata su altri media

La tifoseria, alla tesi del suicidio - la prima ipotesi fatta all'epoca per spiegare la morte del calciatore - non ha mai creduto e adesso che si è in attesa del processo per omicidio a carico dell'ex fidanzata Isabella Internò si è schierata davanti il Tribunale per ribadire la richiesta di "verità e giustizia per Denis". (Il Messaggero Veneto)

Nel giorno della sentenza, prima dell’udienza un gruppo di tifosi del Cosenza e di appassionati di Bergamini ha steso sulle scale del palazzo di giustizia uno striscione e un enorme numero 8, quello della maglia di Denis (il Resto del Carlino)

La sentenza è stata letta dalla presidente della Corte dopo 8 ore di camera di consiglio. Sedici anni di reclusione: è questa la condanna inflitta dai giudici della Corte d'assise di Cosenza a Isabella Internò, accusata di omicidio in concorso con ignoti per la morte dell'ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989. (Il Piccolo)

Morte di Bergamini, la difesa di Isabella Internò: «Non avete prove per condannarla, lei come Enzo Tortora»

Su tutti Michele Padovano, compagno di stanza di Bergamini e legatissimo a centrocampista. (Quotidiano online)

Ma anche dalla tifoseria rossoblù e degli ex compagni di squadra che non hanno mai creduto alla tesi originaria del suicidio, via via andata sgonfiandosi fino ad essere esclusa. Lo hanno gridato con forza per per oltre 30 anni e continuano a farlo oggi, ai piedi del Palazzo di giustizia del Cosenza: “Verità per Denis!”. (Gazzetta del Sud - Edizione Cosenza)

Un appello a non commettere l’errore commesso con Enzo Tortora, «processo in cui l’Italia intera ha perso la faccia e rischia di perderla ancora perché se condannerete Isabella, commetterete un errore». (Corriere della Sera)