No, gli inserzionisti non scapperanno da Instagram come da X. Ci penseranno creator e influencer a tenere sano l'orto
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Al di là di tutte le ragioni possibili che potrebbero aver spinto Mark Zuckerberg a rivedere la gestione della moderazione in casa Meta, si possono fare delle ipotesi, in qualche caso molto fondate, su cosa potrebbe accadere ora nell’ecosistema social e, soprattutto, su come conviene recepire l’andazzo da un punto di vista di investimenti sul comparto della pubblicità. L’antefatto è noto e recente: Zuckerberg ha annunciato la chiusura del programma di fact checking da parte di soggetti indipendenti, e che le nuove modalità di controllo dei contenuti prevederanno l’affidamento diretto alla community di utenti, i quali potranno aggiungere informazioni e contesto a quanto pubblicato da altri, in modo simile a come già accade su X. (L'HuffPost)
Se ne è parlato anche su altre testate
O meglio, è il suo metodo per gestire la disinformazione ad avere vinto. Una battaglia, però, è stata combattuta fra i due e c'è stato un vincitore: Musk. (Corriere della Sera)
Meta non oscurerà i commenti di chi accusa le persone gay e quelle trans di avere malattie mentali. La fine del programma di fact checking, al momento solo negli Stati Uniti, non è l’unica novità introdotta dal gigante dei social nelle scorse ore. (Open)
A meno di due settimane dall’ufficiale proclamazione del nuovo presidente eletto, Donald Trump, anche l’inventore di Facebook si adegua al nuovo corso repubblicano. Non solo: prima incassa l’approvazione di Elon Musk («this in cool», ha replicato il vulcanico multimiliardario). (Liberoquotidiano.it)
Anche perché - come vedremo fra poco - ha ricadute pratiche che riguardano tutti. C’è un fenomeno umano, molto umano, che in Italia chiamiamo saltare sul carro del vincitore. (Avvenire)
Zuckerberg, quello che vende i fatti nostri, di noi che glieli consegniamo gratis, a chiunque. Zuckerberg, quello che tramite Meta, coacervo di social globali, ha distorto, censurato, mentito sui fatti salienti del mondo, per anni, senza nessuna vergogna, originando nefandezze incalcolabili: lui l’ha detto, lui l’ha ammesso: abbiamo nascosto notizie sul Covid, sui vaccini, sulla loro pericolosità perché ce l’ha chiesto l’amministrazione americana Biden–Harris; abbiamo anche fatto sparire le malefatte del figlio del Presidente, per lo stesso motivo, e un sacco di altre cose. (Nicola Porro)
Joe Biden rivendica che avrebbe potuto battere Donald Trump se fosse rimasto lui in corsa per la Casa Bianca, senza cedere il passo a Kamala Harris poi sconfitta a novembre. “E’ presuntuoso dirlo, ma credo di sì”, ha risposto l’82enne presidente, in un intervista a Usa Today, a chi gli chiedeva se crede che avrebbe vinto. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)