Il significato politico della nomina di Fitto

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Italia Oggi INTERNO

Alla fine, i Socialisti e i Liberali europei hanno dovuto ingoiare l'amara pillola e dare il via libera alla nomina di Raffaele Fitto, del gruppo dei Conservatori, a commissario Ue con l'incarico di vicepresidente esecutivo. Un ruolo che il Pd non era riuscito a scucire nella passata legislatura neppure per il suo commissario, Paolo Gentiloni, a riprova del ruolo di maggiore incisività che l'Italia sta giocando a livello europeo con il governo Meloni. (Italia Oggi)

Su altre fonti

E’ cambiata la direzione dell’Europa anche grazie alla nostra nazione, all’Italia che torna a fare il mestiere che la storia le ha attribuito”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, rispondendo a una interrogazione sulla pesca al question time al Senato. (Agenzia askanews)

O di salvare il salvabile, di fronte a una decisione che ormai è presa: votare sì alla commissione von der Leyen, nonostante Fitto vicepresidente, nonostante gli alleati popolari siano sempre più imbarazzanti nel loro flirt con l’estrema destra; nonostante il programma di luglio della presidente, già frutto di un compromesso, sia ormai poco più che un foglio di carta. (il manifesto)

Ieri sera sembrava che il via libera all'italiano Raffaele Fitto e alla spagnola Teresa Ribera stesse saltando all'ultimo secondo, per i veti incrociati di socialisti e popolari. Ma alla fine si è trovato un compromesso che ha messo d'accordo tutti. (EuropaToday)

Commissione Ue, Procaccini (FdI): «Noi coerenti. Sinistra ambigua come al solito»

La settimana in più che si sono presi i gruppi per decidere le valutazioni dei sei vicepresidenti esecutivi, ascoltati dalle commissioni parlamentari competenti il 12 novembre, è servita solo al Partido Popular per mettere pressione su Teresa Ribera per ragioni di politica interna; e Weber lo ha assecondato perché avrà bisogno degli spagnoli in aprile al congresso quando dovrà essere riconfermato alla guida del Ppe. (Corriere della Sera)

Con la prima si è creato negli anni un rapporto strettissimo, con il secondo c’è una storia ereditata dal padre e radicata nel tempo. Non a caso — appena ottenuta la fiducia dell’Europarlamento — il vicepresidente esecutivo del governo von der Leyen ha chiamato subito «Giorgia» e il capo dello Stato. (Corriere Roma)

In particolare sulla richiesta del Ppe delle sue dimissioni in caso di condanna per il disastro di Valencia. Poi si è scatenata la bagarre sulla lettera di supporto alla Ribera. (Corriere della Sera)