"Siamo stati dei polli". Il Pd in crisi dopo l'attacco al Manifesto di Ventotene

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il Giornale INTERNO

"Siamo stati dei polli". "Siamo caduti nel 'trappolone' della Meloni". Fondamentalmente è questo il sentiment che prevale nel campo del centrosinistra e del Pd, all'indomani dell'invettiva del premier Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene che, a detta sua, ha fatto "impazzire" l'opposizione. Tra i banchi dell'opposizione, infatti, c'è la consapevolezza che "l'operazione di distrazione di comunicazione di massa" operata dal presidente del Consiglio abbia funzionato. (il Giornale)

Se ne è parlato anche su altri media

“Sostegno all’Ucraina e agli sforzi Usa per la pace“: è la posizione portata dall’Italia al tavolo del Consiglio Ue a Bruxelles. Lo ha chiarito Giorgia Meloni incontrando la stampa al termine della seduta odierna. (LAPRESSE)

Volendo trattare la condizione dello Stato di diritto in Italia, oltre a prendere le dovute misure è utile anche valutare il livello delle conversazioni sul tema. Un po’ come se attorno al paziente-Italia, tra un’analisi e l’altra, valutassimo le discussioni dei medici, per capire se hanno il polso della situazione. (Valigia Blu)

La premier è divertita per quanto accaduto… Giorgia Meloni ci mette un po’, per lasciarsi trasportare dal clima conviviale del cenone di Bruxelles con i suoi eurodeputati. (la Repubblica)

“Sono rimasta sconvolta dalla reazione alle parole su Ventotene, con parlamentari della repubblica che sono arrivati sotto i banchi del Governo con insulti e ingiurie. La sinistra perde il senso della misura e mostra un’anima illiberale e nostalgica” con una “reazione assolutamente scomposta”. (Il Sole 24 ORE)

La tesi predominante per difendere il Manifesto di Ventotene, i cui più imbarazzanti passi sono stati letti (non interpretati) da Giorgia Meloni alla Camera scatenando l’ira funesta delle opposizioni, è la seguente: quel documento va contestualizzato, bisogna considerare “l’integrità del testo, il tempo, il luogo, la condizione di prigionieri del fascismo degli autori, quali fossero allora i riferimenti politici correnti”. (Nicola Porro)

Ed è in questa chiave che va letto. (L'Eco di Bergamo)