Una piazza per l’Europa: pluralità e contraddizioni di un sentimento europeo
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Piazza del Popolo a Roma si è trasformata, sabato scorso, in un palcoscenico di colori e voci diverse, unite da un unico filo conduttore: l’Europa. Tre bandiere hanno dominato lo spazio: il blu dell’Unione Europea, l’arcobaleno della pace e il giallo-blu dell’Ucraina, simbolo di un conflitto che continua a dividere il continente. “Una piazza per l’Europa”, l’evento ideato dal giornalista Michele Serra, ha riunito migliaia di persone, ma ha anche sollevato interrogativi e contraddizioni, soprattutto riguardo al messaggio politico emerso dal palco.
Serra, con il suo stile diretto e spesso provocatorio, ha definito la manifestazione come «una piazza che pone delle domande e cerca di dare risposta a un sentimento europeo». Un sentimento che, secondo lui, è stato troppo spesso sottratto alla democrazia e alla gentilezza, parole che oggi sembrano appartenere a un vocabolario desueto. La piazza, però, non è stata solo un luogo di celebrazione, ma anche di confronto, come ha sottolineato Francesca Vecchioni, presidente della Fondazione Diversity. «La consapevolezza che siamo una democrazia», ha detto, «nasce proprio dal fatto che non tutti la pensano allo stesso modo. Questa pluralità è la ricchezza che dobbiamo difendere».
Tuttavia, non tutti hanno visto nella manifestazione un esempio di inclusività. Bruno Guerri, storico e presidente del Vittoriale degli italiani, ha espresso dubbi sull’effetto che un evento del genere potrebbe avere a destra. «È molto difficile», ha osservato, «che un intellettuale o un personaggio di destra riesca a riempire le piazze come ha fatto Serra. La destra è spesso associata a un individualismo che mal si concilia con questo tipo di mobilitazione». Guerri ha anche criticato il tono del palco, che da celebrazione europeista si è trasformato in un attacco frontale alla destra italiana, europea e statunitense.
Un’altra contraddizione emersa riguarda il tema della pace. La manifestazione, nata con l’intento di promuovere un messaggio di unità e dialogo, ha finito per concentrarsi su accuse precise, ignorando, secondo alcuni, le complessità del contesto internazionale. Mentre si criticava l’operato di Donald Trump, pochi hanno ricordato il ruolo di Vladimir Putin nell’invasione dell’Ucraina, un conflitto che continua a minacciare la stabilità europea.