Elezioni Usa: due democrazie
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Erano una “massa di miserabili”, secondo Hillary Clinton. L’estate di otto anni fa, quando apparve chiaro che Trump sarebbe entrato da protagonista sulla scena politica tirandosi dietro i dimenticati e gli arrabbiati d’America, si accese un dibattito che si ripropone adesso persino con più urgenza. Perché può dirci molto anche sull’oggi e sulla salute delle nostre democrazie, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa (Corriere della Sera)
Su altre testate
Min lettura Ed è con quel consenso che dovremmo fare i conti. Ripeto, anche se Trump dovesse perdere. (Valigia Blu)
– A prescindere da chi esca vincitore dalle urne dell’Election Day, c’è già una certezza: la democrazia americana sopravviverà. Ed anzi, sarà ancora più forte. Non ci sarà nessuna svolta autoritaria, nemmeno se a trionfare dovesse essere Donald Trump, con buona pace degli esperti di comunicazione della campagna di Kamala Harris. (Il Faro online)
Però se la storia passata insegna qualcosa, è che non bisogna cedere facilmente al catastrofismo, quando si tratta dell’America. In queste ore in cui si celebra il rito della moderna liberaldemocrazia nel Paese dov’è nata, vale la pena soffermarsi proprio su questo punto. (Corriere della Sera)
Non si riesce mai a capire chi siano davvero gli americani. Di Katia Regina Non mi fido degli americani. (Virgilio)
«Ovviamente l’organizzazione è apartitica, parlo del sentire delle singole persone», precisa. Federico Mento, direttore di Ashoka Italia, sintetizza così il clima che in queste ore si respira fra i colleghi dell’head quarter di Ashoka, in Virginia. (Vita)
La vittoria dei Repubblicani rimarca così ancora una volta la forza della nostalgia: di una presunta epoca più sicura e prospera. Di tutte le manifestazioni della frattura americana, ce n’è forse una che le rappresenta tutte, ed è quella che riguarda la visione del tempo. (QUOTIDIANO NAZIONALE)