La richiesta di arresto per Netanyahu e Gallant ha fatto cambiare l’opinione su Trump a fior di liberali (di M. Perduca)
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Anche se pare che le decisioni mondiali vengano prese con un tweet, fare l'economia della complessità della realtà non aiuta a farsi un'opinione né a infilarsi in dibattiti che sono più grandi di noi per definizione. Prendiamoci del tempo per approfondire (post necessariamente non breve). Prima di condividere come la penso in merito alla decisione della Camera preliminare della Corte Penale Internazionale di confermare la richiesta di arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, mi pare utile ricordare alcuni elementi che nel dibattito, ormai un muro contro muro indegno della gravità dei fatti, vengono sistematicamente dimenticati, mischiati o mistificati. (L'HuffPost)
Se ne è parlato anche su altri giornali
"Questo significa la fine e la morte politica del regime sionista, un regime che oggi vive in un assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più viaggiare in altri Paesi", ha detto Salami in un discorso trasmesso dalla TV di Stato. (Il Piccolo)
Può darsi che adesso, in giro per il mondo, la polizia aspetti all'aeroporto anche i ragazzi che hanno combattuto per difendere un Paese dallo sterminio di Hamas, che dopo il servizio militare vogliono andare a studiare o in vacanza o in uno stage, pieni di amore per la democrazia e per la vita. (il Giornale)
Noi esamineremo e leggeremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte ad adottare questa scelta, rispettiamo la Corte, la sosteniamo, ma siamo altresì convinti che la Corte svolge un ruolo giuridico e non politico”. (Agenzia askanews)
Anp plaude ad inizativa Corte Dal canto suo l’Autorità nazionale palestinese ha accolto con favore la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per "crimini di guerra e crimini contro l'umanità". (Vatican News - Italiano)
Mentre Salvini annuncia che «Netanyahu in Italia sarebbe il benvenuto, i criminali di guerra sono altri» e la decisione della Cpi è «una scelta politica dettata da alcuni Paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali», Meloni e Tajani si barcamenano. (il manifesto)
Uno è per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, uno per il suo ex ministro della difesa Yoav Gallant e il terzo è per Mohammed Deif, leader dell'ala militare di Hamas, che Israele sostiene di aver ucciso in un raid a luglio. (ilmessaggero.it)