Banche, la grande sfida tra politica e mercato. In mezzo c'è il destino di Mps
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La notte della privatizzazione della banca che allora si chiamava Credito Italiano e ora si chiama Unicredit fu molto lunga. Era il 16 aprile del 1994 e non era mai accaduto che un’assemblea durasse fino all’alba. Era il passaggio storico dallo Stato al mercato, il tempo del grande piano di vendita di società pubbliche con il quale la «foresta pietrificata» delle banche fu spinta verso le aggregazioni. (Corriere della Sera)
Ne parlano anche altri giornali
Mai, quel 9 marzo del 1880, il notaio Scipione Vici, nel suo studio di Roma, mentre consegnava le carte da far firmare con la penna di piuma al principe Sigismondo Giustiniano Bandini, al duca di Bomarzo Francesco Borghese e al marchese Giulio Merenghi, avrebbe immaginato che quel Banco di Roma che stava per emettere il suo primo vagito nel cuore della Capitale, sarebbe stato accusato un giorno di essere una minaccia straniera a quale contrapporre un moto di indignazione patriottica. (Secolo d'Italia)
Si tratta della pagina e mezza del comunicato con cui il cda di Banco ha di fatto bocciato l'operazione voluta da Andrea Orcel, il ceo di Unicredit. C'è una pagina e mezza di ragioni per le quali Banco Bpm non ha gradito le attenzioni che le sono state rivolte da Unicredit. (L'HuffPost)
Però italiana. La storia di Unicredit assomiglia sempre a quella della zucchina italiana: raccolta nel basso Lazio da braccianti indiani, trasportata da camionisti rumeni, inscatolata in vassoi di carta slovena, sigillata con cellophane cinese, venduta a Roma in un supermercato francese da un cassiere polacco. (La Stampa)
Ultim'ora news 26 novembre ore 20 (Milano Finanza)
E’ la maledizione del … (la Repubblica)
Che non riflette «in alcun modo» le condizioni attuali e prospettiche della banca. E che, oltre ad essere contrassegnata da un «elevato grado di incertezza», visto che UniCredit è impegnata in Germania su Commerzbank, può creare «pesanti ricadute occupazionali». (Il Sole 24 ORE)