Resta il muro contro muro con i sindacati, e non è l’unica grana per il governo
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Sciopero confermato. Tra governo e Cgil-Uil non viene meno il muro contro muro. C’era poco da illudersi, del resto, e si sapeva già che solo la Cisl, dando giudizi più sfumati sulla legge di Bilancio, non avrebbe aderito allo sciopero generale del 29 novembre indetto da Landini e Bombardieri. Per questi ultimi la manovra è ingiusta e aggrava profondamente le disuguaglianze tra i cittadini. Così ha giustificato Landini il suo appello «alla rivolta sociale», e lo ha fatto portando in regalo a Giorgia Meloni il celebre romanzo di Albert Camus «L’uomo in rivolta». (L'Eco di Bergamo)
Ne parlano anche altri giornali
Si comunica che le organizzazioni sindacali FILCAMS CGIL e UILTUCS con lettera dell’8 novembre u.s., hanno comunicato l’adesione allo sciopero generale proclamato in data 30 ottobre u.s. dalle Segreteria Nazionale CGIL e UIL per il giorno del 29 novembre 2024 per “cambiare il DDL Bilancio che riduce il Welfare universalistico, gli investimenti e i servizi pubblici. (Confcommercio Roma)
«Credo sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare». Così il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a margine dell'assemblea generale a Milano spiega le ragioni dello sciopero, indetto con la Uil, per il prossimo 29 novembre. (Corriere della Sera)
I sindacati confermano lo sciopero generale per il prossimo 29 novembre contro la manovra dopo sei ore di confronto con il governo a Palazzo Chigi. Si sfila la Cisl con il segretario generale Luigi Sbarra che ammette: «Molte delle nostre rivendicazioni sono state accolte». (il Giornale)
Assolutamente confermate le ragioni dello sciopero “. “Confermiamo che è una pessima legge di Bilancio che non dà un futuro al nostro Paese. (Il Fatto Quotidiano)
Scioperare? È chi lo fa, onestamente, che dovrebbe avanzare argomenti più convincenti. “Certo si può sempre fare di più ma uno sciopero generale contro la manovra oggi non è giustificato. (CISL)
C’era una volta la Trimurti, il patto di ferro CGIL-CISL-UIL che negli anni Settanta dello scorso secolo fece e disfece governi, entrando in crisi nel 1984 quando CISL e UIL non si opposero al blocco della scala mobile da parte del governo Craxi mentre la CGIL appoggiò (senza però proclamare lo sciopero generale) le iniziative di protesta spontanea, o promosse dai consigli di fabbrica, in corso in numerose industrie soprattutto del Nord, ricevendo la solidarietà del PCI allora guidato da Enrico Berlinguer – da tempo in forte polemica e concorrenza con il PSI craxiano – destinato però a morire nel giugno 1984, poco dopo l’enorme ma infruttuosa manifestazione della CGIL svoltasi a Roma nel marzo 1984. (Tuttoscuola)