Crisi Volkswagen, il futuro incerto del colosso tedesco tra la joint venture con Rivian e il nodo del costo del lavoro più alto al mondo (62 euro all'ora)
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Il management chiede tagli per 17 miliardi di euro. A breve ripartono i negoziati. In Italia l'indotto vale 2 miliardi l'anno Il Sole 24 ore scrive di una “bomba pronta a esplodere”. Gli scenari che ha di fronte Volkswagen, uno dei più importanti gruppi automobilistici in Europa, sono incerti da tempo. Nelle prossime ore ripartiranno i negoziati per capire come far quadrare i conti e dare il via a tagli consistenti: 17 miliardi di euro quelli messi sul tavolo dal management. (StartupItalia)
La notizia riportata su altri giornali
I leader sindacali hanno proposto tagli aggiuntivi ai costi per 1,5 miliardi di euro (circa 1,6 miliardi di dollari) come misura per mantenere aperti gli stabilimenti. (HDmotori)
È quanto prevede un piano per il futuro, che i rappresentanti dei lavoratori hanno presentato al management alla vigilia del prossimo round di contrattazione collettiva. (Il Fatto Quotidiano)
I manifestanti chiedono un grande passo alla dirigenza. Oltre 6.000 persone protestano a Wolfsburg, il quartier generale di Volkswagen in Germania, dove si stanno tenendo le trattative sui salari, giunte al terzo round. (La Gazzetta dello Sport)
In Germania è il giorno del nuovo incontro tra sindacati e dirigenza sul futuro di Volkswagen. Buona parte della filiera dell'automotive tedesca potrebbe entrare in sciopero generale se la dirigenza di Volkswagen non troverà un accordo con i sindacati sul piano per uscire dalla crisi. (Start Magazine)
La percentuale dei ricavi spesi per la manodopera in Volkswagen a livello globale è scesa dal 18,2% nel 2020 al 15,4% nel 2023 tuttavia resta superiore a Bmw Mercedes e addirittura Stellantis, che hanno speso per il costo del personale tra il 9,5% e l’11% l’anno scorso, secondo la nota del consiglio di fabbrica trovata da Reuters. (Corriere della Sera)
Alla vigilia della marato… BERLINO — Sono arrivati in massa, in seimila secondo IgMetall, e da tutti gli stabilimenti tedeschi, per difendere le loro fabbriche e i loro posti di lavoro. (la Repubblica)