Il cinema non proietta il film su Liliana Segre: così vincono i "cacciatori di ebrei"

Il cinema non proietta il film su Liliana Segre: così vincono i cacciatori di ebrei
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Niente sala per il film su Liliana Segre. Per "paura". E nell’indifferenza generale, ovviamente. Un altro passo verso l’odio, un altro episodio a dir poco inquietante. Anche in Italia. Ancora a Milano, avanguardia con altre capitali del nuovo antisemitismo che attanaglia l’Europa. Strisciante, per ora nelle nostre città; già conclamato e violento altrove. Come ad Amsterdam, dove pochi giorni fa una vera e propria "caccia all’ebreo" si è scatenata dopo la partita fra l’Ajax e il Maccabi Tel Aviv (il Giornale)

Ne parlano anche altri giornali

Tema: cosa dovrebbe dire Liliana Segre su quanto sta succedendo a Gaza? Dovrebbe condannare? Il 9 ottobre tre giovani democratici del Circolo dei Giovani democratici Milano metropolitana si preparano allo svolgimento. (Corriere Milano)

Si può usare soltanto questa parola: vergogna». «È una vergogna. (La Repubblica)

“Non sono antisemita, ho rifiutato di proiettare quel film su Liliana Segre solo perché ho paura delle contestazioni. (Sky Tg24 )

Cinema di Milano si rifiuta di proiettare il film su Liliana Segre, il gestore: “Ho paura”

Un giorno non casuale, perché è quello della giornata della Memoria, in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Il Cinema Ducale di piazza Napoli proietterà il docufilm “Liliana“ dedicato alla storia della senatrice a vita Liliana Segre, in contemporanea in tutte le sue quattro sale, per mille studenti della zona il prossimo 27 gennaio. (IL GIORNO)

Martedì sera al teatro Dal Verme di Milano è stato presentato 'Liliana', il film documentario diretto da Ruggero Gabbai che racconta la vita della senatrice Liliana Segre, dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti fino al suo impegno sociale e culturale. (La Repubblica)

ROMA – Polemiche per il rifiuto del cinema Orfeo di Milano di proiettare il documentario ‘Liliana’, dedicato alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto. Felice De Santis ha motivato la decisione esprimendo timori per la sicurezza, temendo possibili contestazioni da parte di gruppi pro-Palestina (Dire)