Trump, l’enigma del consenso e la fascinazione del male

Trump, l’enigma del consenso e la fascinazione del male
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Valigia Blu ESTERI

Min lettura Se vince o perde, rimarrà come un macigno sulle nostre democrazia il consenso che questo uomo ripugnante è riuscito a calamitare in tutti questi anni. Non stiamo parlando di qualche decina di migliaia di persone, ma di milioni e milioni di cittadini di una delle democrazie più importanti e decisive per il destino del pianeta. Ed è con quel consenso che dovremmo fare i conti. Ripeto, anche se Trump dovesse perdere. (Valigia Blu)

Ne parlano anche altre fonti

Il Monumento nazionale del Monte Rushmore (South Dakota). Da sinistra: i presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abramo Lincoln) (Il Faro online)

Attesa e manifesta in un Paese in bilico fra la possibilità storica di far entrare la prima donna alla Casa Bianca e quella di rimettere il bastone del comando in mano a chi sepellisce i resti della Guerra fredda sotto una malcelata e controversa cordialità con la democratura di Vladimir Putin. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Però se la storia passata insegna qualcosa, è che non bisogna cedere facilmente al catastrofismo, quando si tratta dell’America. In queste ore in cui si celebra il rito della moderna liberaldemocrazia nel Paese dov’è nata, vale la pena soffermarsi proprio su questo punto. (Corriere della Sera)

Elezioni Usa: due democrazie

«Tutti dicono che sarà un’elezione molto dibattuta, si avverte la tensione di una partita aperta ma anche un clima di grande prudenza rispetto ai dati degli exit poll». Speranzosi ma prudenti. (Vita)

Di tutte le manifestazioni della frattura americana, ce n’è forse una che le rappresenta tutte, ed è quella che riguarda la visione del tempo. La vittoria dei Repubblicani rimarca così ancora una volta la forza della nostalgia: di una presunta epoca più sicura e prospera. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Perché può dirci molto anche sull’oggi e sulla salute delle nostre democrazie, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa. Erano una “massa di miserabili”, secondo Hillary Clinton. (Corriere della Sera)