Un anno di guerra sul fronte settentrionale: dove andiamo?

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Aurora Israel ESTERI

Di Orna Mizrahi. L’8 ottobre 2023 resterà sempre nell’ombra del giorno prima: il giorno in cui Israele è stata colpita da una catastrofe che non sarà mai dimenticata. Tuttavia, quel giorno la guerra cambiò corso. La decisione di Nasrallah, in pieno coordinamento con gli iraniani, di unirsi ad Hamas e di aprire un secondo fronte al confine libanese ha trasformato il conflitto con Hamas in qualcosa di diverso: una guerra su più fronti tra l'Iran e i suoi delegati. (Aurora Israel)

Ne parlano anche altre testate

Quelli che parlano di pace tra Israele e il mondo musulmano guidato da Teheran non sanno di cosa parlano, oppure lo sanno bene, ma cercano di confondere le acque. Non facciamoci illusioni: fino a quando in Iran comanderanno gli ayatollah non ci sarà nessuna pace. (Italia Oggi)

Un anno dopo il massacro del 7 ottobre in Israele, il volto del Medio Oriente è ormai cambiato. Gerusalemme si è «espansa» in Palestina e in Libano, mentre i leader di Hamas ed Hezbollah sono stati decapitati. (Panorama)

Nel concreto, però, i piani militari prevedono offensive a sud (Gaza), a nord (Libano) e a est (Cisgiordania) per ampliare i confini di Israele ed eliminare l’accerchiamento di attori e milizie ostili – Hamas, Hezbollah, Houthi – parte di quell’Asse della Resistenza costruito dall’Iran negli ultimi 40 anni. (La Sentinella del Canavese)

Quale connettività in Medio Oriente?

Le tensioni tra Israele e Libano riflettono una più ampia competizione per l’influenza in Medio Oriente, una regione che resta cruciale per gli equilibri geopolitici globali. Un’escalation che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione, già segnata da anni di conflitti in Siria, Iraq e Yemen. (La Difesa del Popolo)

È il caso del Libano, reduce da anni di collasso economico e tensioni politiche, ma anche della Siria. La guerra iniziata il 7 ottobre scorso con l’attacco di Hamas a Israele ha finito per coinvolgere paesi già alle prese con crisi in atto. (ISPI)

Attraverso lo snodo passa circa il 30% degli scambi mondiali di petrolio via mare e il 20% di quelli di gas naturale liquefatto. Il commercio internazionale potrebbe dover affrontare l’ennesimo shock degli ultimi anni a causa del rischio di un’escalation tra Israele e Iran (ISPI)