TAJANI: “L’UE DEVE SEDERSI AL TAVOLO SULL’UCRAINA PER LE SANZIONI”
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Antonio Tajani ribadisce la linea italiana sulla guerra d’invasione russa dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri, nel corso del programma tivù Mattino 5 News su Canale 5, afferma che “l’Unione europea deve sedersi al tavolo insieme a Russia, Stati Uniti e Ucraina, perché ha imposto le sanzioni alla Russia, e il tema delle sanzioni sarà uno dei grandi problemi da affrontare nelle future trattative. Quindi noi europei siamo parte in causa e non si può decidere se conservare, levare, o comunque discutere di sanzioni senza l’Europa. (L'Opinione)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Un'opinione, questa, che per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è condivisa anche dall'altro alleato di maggioranza. Possibile mandarle, sottolineano sia Palazzo Chigi che la Farnesina, ma soltanto sotto l'egida dell'Onu. (il Giornale)
La videoconferenza dei 27 leader convocata dal presidente del consiglio Ue, Antonio Costa, è durata solo mezz’ora: la premier ha ripetuto la sua posizione, e cioè che una missione di interposizione europea in Ucraina "sarebbe molto rischiosa e poco efficace". (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Giorgio Chirico Caro Giorgio, (il Giornale)

Nella riunione in video conferenza dei 27 leader dell'Unione europea, Giorgia Meloni ribadisce ancora una volta i dubbi di Palazzo Chigi e della diplomazia italiana sull'impiego di un contingente d'interposizione dell'Ue in un eventuale zona di cuscinetto tra Ucraina e Russa. (il Giornale)
Dura appena mezz’ora la videoconferenza tra tutti i capi di governo Ue convocata dal presidente del Consiglio europeo Costa per ascoltare la relazione di Macron sull’incontro con Trump. La premier italiana partecipa di malavoglia. (il manifesto)
È difficile da reggere, per il Capitano leghista, il “no” al coinvolgimento di soldati italiani in una forza multinazionale di pace, come quella che Meloni, che anche ieri ha messo le mani avanti («Non è all’ordine del giorno») alla fine accetterebbe per frenare la fretta di Macron e Starmer. (La Stampa)