Il Ppe fa a pezzi il divieto Ue di auto a benzina al 2035: «Regole da rivedere, non si può puntare solo sull’elettrico»
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Il centrodestra europeo rompe gli indugi e chiede alla Commissione di ripensare il provvedimento più discusso del Green Deal Il divieto europeo alla produzione di nuove auto a benzina e diesel previsto per il 2035 «va annullato» per «riconoscere un mix più ampio di tecnologie». La richiesta – a sorpresa, ma neanche troppo – arriva dal Partito popolare europeo, che oggi, mercoledì 11 dicembre, ha organizzato una conferenza stampa a Bruxelles in cui ha presentato il suo piano per «salvare l’industria automobilistica europea». (Open)
Se ne è parlato anche su altre testate
L’Italia è terza in Europa per la chimica ed è una delle principali potenze industriali: un esempio di capacità e abilità di esportazione». Poi andrò in Polonia, Francia e Germania. (Corriere della Sera)
Il Partito popolare europeo ha approvato il 'piano per salvare l'industria dell'automotive' per chiedere a Bruxelles di rivedere il sistema delle multe previste dal 2025 per le case automobilistiche che non centrano i target intermedi di tagli delle emissioni. (Tuttosport)
Al centro c’è la richiesta a Bruxelles di rivedere – come vorrebbe anche il governo italiano – il sistema delle multe previste dal 2025 per le case automobilistiche che non centrano i target intermedi di tagli delle emissioni. (Il Fatto Quotidiano)
Il Partito Popolare Europeo, che ad oggi costituisce il più grande gruppo politico del Parlamento Europeo, intende fare pressione su Bruxelles con l’obiettivo di rivedere la norma che vieterà la vendita di tutte le automobili a benzina e diesel a partire dal 2035. (ClubAlfa.it)
Adolfo Urso soffia sul fuoco di una polemica che i dati sulle immatricolazioni rendono mese dopo mese sempre più rovente. Per questo stanno chiudendo gli stabilimenti, mandando in cassa integrazione e addirittura licenziando gli operai. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Secondo il Ppe, la pressione per rispettare gli obiettivi ambientali fissati per il 2025 rischia di essere troppo severa per molte imprese, soprattutto in un contesto di incertezze economiche globali. Le richieste (Economy Magazine)