Europa, sogno egemonico in declino

Europa, sogno egemonico in declino
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Il Sole 24 ORE ESTERI

Circa 30 anni fa Lester Thurow (MIT) concludeva il suo volume Testa a testa. Usa Europa Giappone. La battaglia per la supremazia economica nel mondo (Mondadori 1992) con la previsione che l’Europa si preparasse a diventare il dominatore del XXI secolo, dopo la Gran Bretagna nel XIX e gli Usa nel XX secolo. Nei decenni successivi sono cambiate molte carte in tavola, che porterebbero il prof. Thurow a cambiare idea: basti ricordare la fine della pax americana con il crollo delle torri gemelle e l’avvento dell’Isis che ha sconvolto i delicati equilibri geopolitici medio-orientali (2001). (Il Sole 24 ORE)

Ne parlano anche altri media

Povera vecchia Europa. Dio solo sa con che spirito si può guardare al nuovo anno. (ROMA on line)

Il 2025 si apre per l'Unione Europea con la presidenza di turno della Polonia che tramite il primo ministro Donald Tusk ha espresso la volontà di mettere la difesa e la sicurezza al centro del proprio mandato, sostenendo gli sforzi della Commissione Europea di Ursula von der Leyen di alimentare pesantemente il riarmo del blocco. (Inside Over)

Ognuno si auto proclama lo sbandieratore della pace e il paladino della democrazia e dei suoi valori, ma in realtà dietro la parvenza della sedicente filantropica attenzione verso il progresso dell’umanità si occultano biechi interessi economici e di potere geopolitico. (L'Opinione)

L’incognita Trump, i dazi, le guerre e i nazionalismi: per l’Unione europea i dossier del 2025 sono la “prova di maturità”

Che fine farà l’Unione europea (Sesta e ultima parte di un approfondimento di Teo Dalavecuras. Le cinque puntate precedenti si possono leggere qui) (Start Magazine)

Il 2025 si apre per l’Europa con più domande che risposte. Con la guerra in Ucraina è finito anche il modello su cui si basava la nostra sicurezza energetica. Cosa ci fa prevedere per il futuro dell’Europa questa consapevolezza condivisa? La prima osservazione è che, nonostante il vantaggio che noi europei avremmo a trovare risposte comuni nel nuovo contesto, questa strategia è limitata dal fatto di non essere una federazione, ma un’unione in cui la maggior parte delle competenze è degli stati sovrani, stati spesso divisi da interessi diversi e in un contesto in cui la «polis» rimane sostanzialmente nazionale. (Corriere della Sera)

Una formula che non significa necessariamente rivoluzione, rottura col passato e con gli alleati, stravolgimento degli equilibri. Le minacce commerciali di Donald Trump, l’apparente disimpegno Usa dagli obblighi ambientali, gli spiragli di pace in Ucraina sembrano lanciare un unico messaggio: avanti ora (o mai più?) con l’autonomia strategica. (Il Fatto Quotidiano)