La scrittrice Korneliussen: «Noi siamo agli antipodi della visione di Trump»
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Con la vitalità dei suoi 35 anni, Niviaq Korneliussen, commenta così le esternazioni di Trump sulla “acquisizione” della Groenlandia: « Esiste una relazione forte con la Danimarca, anche se nessun groenlandese si sente danese. Abbiamo una lingua diversa, una cultura diversa. Ecco, dagli americani siamo agli antipodi. La visione del mondo proposta da Trump non potrebbe esser più lontana dalla nostra». (Il Sole 24 ORE)
Se ne è parlato anche su altre testate
Nuuk, 10 mar. - La Groenlandia va al voto dopo una campagna elettorale che ha rimesso al centro il tema dell'indipendenza e la recisione dei legami con la Danimarca senza però finire nelle mani di Donald Trump che ha più volte minacciato di voler far diventare la terra dei ghiacci un territorio Usa. (Il Sole 24 ORE)
Urne aperte, martedì, in Groenladia. Il rinnovo del Parlamento locale, l’Inatsisartut, non è mai stato di così grande interesse. Dall’esito del voto dipende il futuro dell’isola di ghiaccio, territorio autonomo della Danimarca, che il presidente statunitense Donald Trump è determinato a prendersi «in un modo o nell’altro». (Avvenire)
Sul suo social, Truth, il tycoon ha rinnovato il suo invito al territorio legato alla corona danese. Questa volta il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non si è rivolto ai suoi cittadini, ma a quelli della Groenlandia (Today.it)

Un po’ come aveva già fatto Henry Truman nel 1946 quando aveva tentato di comprare la Groenlandia offrendo 100 milioni di dollari. (RSI Radiotelevisione svizzera)
La Groenlandia, isola più grande del mondo, più grande anche di Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Italia, Grecia, Svizzera e Belgio messi insieme, è sotto i riflettori di tutto il mondo per le elezioni in programma il prossimo martedì, sopratutto dopo le stravaganti proposte del 47esimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. (Euronews Italiano)
NUUK (GROENLANDIA) – «Ci chiamate Eskimo Paki, scimmie artiche. Ci derubate, spogliate, costringete a essere quel che non siamo...»: il rapper Josef Tarrak-Petrussen, i tatuaggi dell’orgoglio Inuit sul mento, dà voce alla rabbia dei coetanei e alle aspirazioni indipendentiste di chi si è sempre sentito lasciato indietro. (la Repubblica)