Piccolissima Europa. Bruxelles subisce in silenzio le angherie di Trump (di A. Mauro)
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Donald Trump non si è ancora insediato alla Casa Bianca, ma l’Ue è già nella sua trappola, mani e piedi. Nemmeno la minaccia espansionistica del nuovo presidente Usa sulla Groenlandia, territorio della Danimarca, Stato membro dell’Ue, mette in discussione la linea decisa a Bruxelles di non alzare la voce con il tycoon, nella speranza di costruire buone relazioni. E così, di fronte al nuovo commander in chief che si permette di rivoluzionare oltre cento anni di storia in cui mai l’America ha conquistato nuovi territori militarmente, un caposaldo del mondo democratico occidentale, Bruxelles sceglie consapevolmente di balbettare, mentre si agitano i governi francese e tedesco, l’ancien régime che Trump e il suo fedelissimo Elon Musk stanno spazzando via con l’aiuto. (L'HuffPost)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Nel giorno in cui l’Italia incassa in politica estera la rapida liberazione di Cecilia Sala – forse con l’aiuto di Donald Trump, come lascia intuire un irriverente video social di Fratelli d’Italia, partito della presidente del Consiglio – la Ue ha invece un’altra gatta da pelare: ritrovare compattezza, nonostante le tante debolezze politiche e l’instabilità di molteplici governi, per rispondere per le rime al presidente eletto americano, desideroso di inglobare la Groenlandia – pure con la forza -, isola danese e, perciò, afferente a un Paese membro dell’Unione europea. (StartupItalia)
“Per la sicurezza nazionale e la libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. Queste le parole di Donald Trump a dicembre e ribadite anche durante la sua conferenza stampa tenutasi il 7 gennaio a Mar-a-Lago. (Radio Radio)
Come allora le uscite di Donald Trump venivano liquidate come provocazioni, se non apertamente derise come le farneticazioni di un pazzo, tranne poi, a distanza di mesi o anni, dimostrarsi tutt’altro che assurde – ricorderete il duro atto d’accusa alla Germania di essere dipendente dalla Russia per il gas – così oggi le recenti dichiarazioni del presidente eletto, in particolare quelle su Panama, Groenlandia e Canada, vengono accolte qui in Europa con incredulità mista a sarcasmo, denotando una visione miope e velleitaria. (Nicola Porro)
E allora ecco che il problema si fa serio e diventa globale. A parlare di voglia di annettere territori, riprendersi Paesi e attaccare, economicamente o militarmente, stati sovrani per farli propri, non è un ragazzino esaltato da un gioco da tavola di strategia militare. (il Giornale)
NEW YORKDopo aver auspicato che il Canada diventi uno Stato americano, Donald Trump — che il 20 gennaio si insedierà alla Casa Bianca — ha condiviso sul suo social «Truth» una mappa in cui il Paese fa parte degli Stati Uniti e l’intero Nord America è colorato a stelle e strisce. (Corriere della Sera)
Se l’obiettivo di Donald Trump era quello di innescare una reazione a catena, si può dire che, almeno in parte, è stato raggiunto. Tra sogni di annessione di Panama, Groenlandia e Canada e l’ipotesi di rinominare il Golfo del Messico, la conferenza stampa in Florida ha decisamente lasciato il segno. (ilmessaggero.it)