La partita di Zelensky
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Per capire le conseguenze della dichiarazione di Zelensky di non essere in grado di riprendersi i territori oggi in mano ai russi, non bisogna guardare alla risposta degli alleati europei e americani, e tanto meno a quella di Putin. Bisogna guardare agli ucraini, alle reazioni della popolazione di fronte a questa svolta clamorosa. Ovviamente, occidentali e russi sono attori fondamentali per il futuro della guerra, e della pace ma le loro mosse dipenderanno in gran parte da quello che accadrà in Ucraina (ilmattino.it)
Ne parlano anche altri giornali
BRUXELLES – Forte della paura che un ritorno dell’imprevedibile Donald Trump sta provocando nell’establishment europeo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha colto l’occasione di una visita a Bruxelles questa settimana per insistere con i partner europei sull’urgenza di ottenere «nuove garanzie di sicurezza». (Il Sole 24 ORE)
L'Ucraina farà "tutto il necessario" per diventare "forte" nel prossimo anno e, poi, per essere "pronta" per la diplomazia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Bruxelles, ha fissato la linea per uscire dalla guerra con la Russia. (Adnkronos)
Volodymyr Zelensky si è presentato a Bruxelles con un messaggio ben chiaro: serve distillare una posizione unica europea che aiuti l’ Ucraina ad arrivare alla pace . Detta così, non appare granché. (Gazzetta del Sud)
All’Ucraina serve che Ue e Stati Uniti siano uniti a suo sostegno, l’Europa da sola non potrà bastare. E Putin è un «pazzo a cui piace uccidere» che va bloccato, perché lui, da solo, non si fermerà. Volodymyr Zelensky torna al Consiglio Europeo a Bruxelles per chiedere ancora una volta il sostegno («un maleducato», ha commentato gli attacchi al presidente russo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov). (Avvenire)
“Welcome Donald, Trump è l’uomo forte e io lo vorrei dalla nostra parte”. Parola di Volodymir Zelensky in conferenza stampa all’Europa building di Bruxelles, la casa del Consiglio Ue. Il dossier Ucraina prende il sopravvento nel primo vertice a presidenza Costa e Von der Leyen 2, l’ultimo prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, l’ultimo anche del semestre a guida ungherese (che non è un dettaglio). (Quotidiano del Sud)
Era il cinque dicembre di trent’anni fa quando a Budapest venne firmato il memorandum in base al quale l’Ucraina rinunciava al proprio arsenale atomico aderendo simultaneamente al Trattato di Non Proliferazione Nucleare in cambio di assicurazioni sulla sua sicurezza da parte delle altre potenze nucleari, Usa, Federazione Russa e Gran Bretagna in testa seguite, in un secondo momento, da Francia e Cina. (Vita)