La crisi del vino e le prime disdette dagli Usa. L’appello dei produttori: «L’Ue intervenga sui dazi»

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I produttori di vino pugliesi sono sempre più preoccupati per la guerra sui dazi. E a rendere la situazione ancora più problematica sono le disdette e le sospensioni che, in questa fase di incertezza, arrivano dagli importatori Usa. In attesa di capire cosa accadrà davvero il 2 aprile, ossia quando è stata annunciata l’introduzione dell’imposta, il vino pugliese è bloccato nei magazzini, con conseguenti impatti sulle esportazioni. (quotidianodipuglia.it)

Ne parlano anche altri media

ROMA Ettore Prandini, classe 1972, di Leno, Brescia, mastica la politica da quando era bambino: suo padre Giovanni fu ministro democristiano dei lavori pubblici. Ha scalato Coldiretti fino a diventarne presidente, con 1,6 milioni di associati, oggi conta quanto un ministro. (La Stampa)

«Adesso è tutto fermo, perché gli importatori hanno paura ». Lallarme sulla situazione del vino negli Stati Uniti arriva direttamente da Micaela Pallini, presidente di Federvini, che sottolinea come la paura che Donald Trump introduca dazi sulle merci dellUnione Europea abbia paralizzato il mercato quando al 2 aprile, data chiave indicata proprio dal presidente Usa, manca sempre meno. (Italia a Tavola)

Torino e il Piemonte temono i dazi di Trump. Ma soprattutto vedono come fumo negli occhi la confusione e l’incertezza che regna in questi giorni scanditi da annunci, spesso contraddittori: fughe in avanti e brusche ritirate. (La Repubblica)

Ma un risultato i dazi di Trump lo hanno già avuto: scatenare una corsa dei grandi esportatori globali a recapitare le loro merci negli Stati Uniti prima del 2 aprile, giorno di entrata in vigore delle tariffe reciproche, ribattezzato da Trump “liberazione nazionale”. (la Repubblica)

“Cari Amici. Da ieri, 2 maggio, il nazismo è ritornato in Europa. A Odessa 46 russi, ortodossi di religione, sono stati trucidati da un'orda nazista con metodi nazisti, gli stessi che le armate di Hitler usarono contro le popolazioni, rinchiudendo interi villaggi dentro fienili per poi dare loro fuoco. (Il Giornale d'Italia)

Dobbiamo capire quali sono i prodotti che possono avere il danno maggiore, sicuramente l’agroalimentare e le produzioni agricole, anche il settore farmaceutico e il settore moda che è un settore che si rivolge a mercati ricchi”. (Gazzetta Matin)