Romania, l'altra faccia della vittoria dei socialdemocratici alle elezioni legislative: l'estrema destra è in forte ascesa
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Bruxelles – Dal 24 novembre, data del primo turno delle elezioni presidenziali che hanno sancito il ballottaggio tra il filo-russo Călin Georgescu e la liberale Elena Lasconi, i riflettori dell’Ue sono puntati costantemente su Bucarest. Ieri (1 dicembre) i socialdemocratici (Psd) hanno vinto le elezioni legislative con il 22,4 per cento dei voti. Una vittoria di Pirro, perché le forze politiche di estrema destra hanno raggiunto addirittura il 31 per cento, trainate dal risultato dell’Alleanza per l’unità dei romeni (Aur). (EuNews)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Conviene provare a combattere gli estremismi politici in tribunale? E non nella competizione per il consenso degli elettori? Quale può essere una realistica regolamentazione dei media per vaccinare “società aperte” rispetto all’influenza di Stati stranieri che non si fanno scrupoli ad utilizzare la tecnologia per destabilizzare i propri avversari? Il caso estremo di un Paese dell’Unione Europea che condivide 600 chilometri di confine con l’Ucraina, può fornire indicazioni interessanti. (ilmessaggero.it)
PUBBLICITÀ Per le strade di Bucarest i cittadini reagiscono con cautela all'esito delle elezioni parlamentari di domenica. (Euronews Italiano)
Nei pochi giorni che restano di campagna elettorale i due sfidanti dovranno dare il massimo per portare dalla propria parte gli elettori ancora indecisi. Lasconi da parte sua potrebbe contare su una larga alleanza fra le forze democratiche e moderate per fare fronte comune contro la destra estrema - oltre al suo Usr (12,3%), il Partito socialdemocratico (Psd) che ha vinto le legislative con il 22,1%, i liberali del Pnl che ieri ha ottenuto il 13,2%, e l'Udmr, il partito della minoranza ungherese, che ha il 6,4%. (Corriere del Ticino)
In realtà, la percentuale emersa nel voto di domenica è più alta di venti punti rispetto alle elezioni di quattro anni fa ed è una delle più alte dalla caduta del comunismo. Il primo dato che risalta all’occhio nelle elezioni parlamentari rumene riguarda l’affluenza, ferma al 52%. (Inside Over)
Călin Georgescu, candidato ultranazionalista alla presidenza della Romania, sta catalizzando l’attenzione con una campagna che promette di rendere il Paese autosufficiente e di liberarlo dall’influenza delle grandi multinazionali. (Start Magazine)
Il Psd resta il primo partito col 22%, ma l’estrema destra avanza a grandi falcate dimostrando che il risultato del primo turno delle presidenziali non è stato casuale. (il manifesto)